Trasportato dalla salinità – Soave DOC 2018 Il Gigante G – Cantina Martinelli

Dico Garganega e pensi subito a Soave, l’areale veronese che da il nome ad uno dei vini bianchi italiani più conosciuti nel mondo. Le splendide colline ad Est di Verona (chiamate appunto zona di Soave) rappresentano il vigneto più esteso d’Europa, che si sviluppa su ben 6.600 ettari di vigne. Questa macro-area, racchiude al suo interno un movimentato caleidoscopio di suoli e altitudini, che rendono la Garganega veramente camaleontica e mai banale. Le sottozone che danno vita ai vini più intriganti e sfaccettati sono sicuramente quelle di origine vulcanica, che riescono a caratterizzare la Garganega, donandole mineralità gustativa e spiccata capacità di invecchiamento. In questi scampoli di terra (ad altitudini variabili) sono stati creati alcuni dei vini che hanno esportato l’immagine qualitativa dell’intera denominazione, di cui mi piace ricordare I vigneti di Foscarino di Inama, il Calvarino di Pieropan, La Froscà di Gini ed il Castelcerino di Filippi. Questi figli di Soave hanno rappresentato la riscossa enologica di un ristretto gruppo di produttori, che ha saputo capire e condensare la magia dei terreni basaltici. Oggi lo splendido incontro tra Garganega e terreno vulcanico, viene celebrato anche dai produttori più giovani, che come nel caso di Cantina Martinelli hanno il merito di creare prodotti autentici e molto attinenti alla zona.

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Soave wine map
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Il loro Soave DOC “Il Gigante G” è un vino di grande carattere, che sintetizza perfettamente l’incotro tra le viti, quasi cinquantenni, che crescono sul Cru di Fittà (a pochi chilometri da Castelcerino) e il loro spirito lavorativo, teso alla conservazione dell’essenza del territorio. Sotto la guida enologica di Stefano Menti (eclettico e pungente proprietario di Garganuda) hanno scelto una filosofia non interventista, che predilige sfruttare le naturali potenzialità dell’uva, piuttosto che intervenire con pesanti lavorazioni in cantina. L’utilizzo di lieviti indigeni, unito alla scelta di non effettuare né chiarifiche né filtrazioni, crea un vino schietto e molto fedele alla storia. Si presenta di un bel giallo paglierino lucente ed intenso, che funge da stuzzicante preludio per il prosieguo della degustazione. I profumi si riferiscono principalmente ai frutti estivi, come la pesca e la susina gialla, sferzati da un vivace richiamo tropicale di passion fruit. Le note floreali rimandano la memoria al profumo della paglia al sole e ai fiori di ginestra; e poi (a far da sfondo al bouquet) si manifesta una chiara nuance di pietra focaia. Assaggiandolo propone ogni sfaccettatura aromatica già percepita in precedenza, sviluppando il sorso su due binari ben precisi: la pungente freschezza (che richiama il passion fruit) e la salmastra sapidità. Proprio grazie a quest’ultima, il Gigante G acquisisce un twist raro e difficilmente replicabile, che lo rende giocoso e ready to drink. Mi sembra proprio il caso di dirlo, soave fuori e vulcanico dentro!

TheMarchian.

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