
Croustillant, aggettivo francese che tradotto in italiano significa croccante. Spesso viene usato impropriamente per definire delle sensazioni odorose che narrano giovinezza e freschezza, in particolar modo di frutta e fiori. Quest’oggi scelgo di definire il Grolleau 2018 di Clau de Nell con questo termine, usandolo però per raccontarne la più attinente (alla sua reale definizione da vocabolario) caratteristica gustativa. Questo vitigno (di cui rimangono pochi ettari vitati) rappresenta l’ennesima espressione di stile e giovialità targata Valle della Loira. Conosciuto dagli ampelografi francesi sin dai primi anni del 19esimo secolo, è un vitigno sempliciotto, dalla buccia molto scura, che genera vini con alta dotazione antocianica, spiccata acidità e bassa presenza di alcool.

Bistrattato in lungo e in largo (da critici e appassionati) e usato per produrre poco carismatici vini rosé, ha invece folgorato Anne Claude Leflaive. La regina della biodinamica della Côte de Baune, ha acquistato il Domaine Clau de Nell nella prima metà degli anni duemila, decidendo di sfruttare le piante centenarie di Grolleau, che crescono sui terreni alluvionali di Ambillou-Château, per produrre un rosso vivace e molto territoriale. L’esperienza borgognona della defunta Anne Claude si è materializzata nella lavorazione in cantina, che prevede una vinificazione lunga, caratterizzata da una delicata macerazione con le bucce, a cui segue una maturazione del vino tra piece (da 228 lt) e botti di rovere.

Vin de Pays IGP “Grolleau” 2018
Questa annata più umida che calda, tende ad accentuare le vibranti e sussultoree caratteristiche del Grolleau, definendone con forza la sua intrigante capacità di esser proprio un bel vino rosso. Si presenta purpureo, fitto, molto profondo, ma con un andamento molto rapido quando lo muovo nel calice, segno evidente dei suoi soli 12 gradi volumici. I profumi sono netti e schietti, incentrati su di un’anima terrosa, inizialmente un po’ ridotta, di violetta, succo di susina rossa, fiori di oleandro, raspo e timo selvatico. Il sorso è succoso e facendolo scorrere reiteratamente nel cavo orale, mostra una croccantezza legata alla freschezza fruttata, che si manifesta anche sotto forma tattile, dando un senso di tensione sotto ai denti. La parte centrale si snoda intorno ad un perno verdognolo, che ricorda il timo, mentre il finale ha un tocco più selvatico. Il respiro faringeo sà di piccole bacche rosse, fiori di oleandro e salamoia. Ha una beva slanciata, priva di asperità tanniche, che lo rende il compagno perfetto per una merenda saporita a base di focaccia ligure e salumi di suino.
Deliziosamente quotidiano, brioso e colloquiale, forse un po’ overprice.

TheMarchian.