
Il Pinot Noir è l’essenza della Borgonga, specialmente quello della Côte de Nuits, dove ha saputo allacciare la sua finezza con i calcari e le argille dei migliori Grand Cru e Premier Cru. Furono i monaci Cistercensi, all’alba del XII Secolo, a classificare le vigne e a perpetuare lo stile e la vinificazione di questo nobile vitigno. La diffusione di questo ordine monastico, portò al trasporto delle uve borgognone anche in aree esterne, come lo Jura e l’Alsace. Una volta passato lo scoglio dei Vosgi, guadare il Reno ed entrare in Germania fu un gioco da ragazzi, ed è così che gli ecclesiastici cominciarono a costruire un nuovo vigneto dalle splendide capacità, che molti anni dopo sarebbe divenuto la regione vitivinicola del Baden. Questi attenti vignaioli scoprirono un territorio dalle caratteristiche geologiche simili a quelle della loro terra natia, fatto da una base calcarea nel sottosuolo sormontata da uno strato di argille e loess (depositi sedimentari molto fini, come limi e sabbie, creatisi nel Pleistocene, tra i 10.000 e 1.8 milioni di anni fa). Questa magnifica scoperta si concretizzò in modo importante nel distretto di Mönchhofmatten, facente parte della sottozona del Breisgau, un’area che dista circa 30 km in linea d’aria da Colmar (capoluogo alsaziano) ed una quindicina di chilometri da Freiburg (a sud, scendendo verso la Svizzera). In poco tempo il Pinot Noir borgognone divenne lo Spätburgunder tedesco, cambiando il nome ma non le sue peculiarità di eccezionale trasduttore di terroir.

Il paese di Malterdingen crebbe in popolarità, tanto che una sua vigna (Malterdinger) veniva spesso utilizzata come sinonimo di Pinot Noir e di Spätburgunder, e nacque così un matrimonio di gusto che si è evoluto sino ai giorni nostri. I cambiamenti climatici hanno permesso di rendere queste zone meno rigide, i produttori hanno compreso il ruolo del vignaiolo e hanno lentamente abbandonato le cantine sociali e i vini hanno cominciato ad essere più genuini e curati. Le impressioni di “verde” che fino a qualche anno fa dominavano gli Spätburgunder tedeschi sono state egregiamente mutate in reali incroci di stile con i maestri borgognoni, che oggi, ci fanno guardare a questa terra come la seconda patria elettiva del Pinot Noir.

L’azienda Bernhard Huber sorge proprio nel paese di Malterdingen, dove possiede vari Cru (Bienenberg, Sommerhalde, Wildenstein, Schlossberg e Malterdinger). Il compianto Bernhard è stato tra i primi pionieri della ritrovata ricerca del gusto artigianale, legato indissolubilmente alla tradizione e all’espressione del vigneto. Gli sono succeduti la moglie Barbara ed il figlio Julian, che con orgoglio e precisione portano avanti la realtà creata da Bernhard, che dal 1995 fa parte della prestigiosa associazione dei vignaioli tedeschi, la VDP (Verband Deutscher Prädikatsweingüter). Oggi degusto il loro Pinot Noir base, un concentrato del forte potenziale delle vigne di questa regione.

Spätburgunder Trocken 2017
100% Pinot Noir, una volta vinificato affronta un passaggio in legno francese.
La calda 2017 non ha risparmiato neanche la Germania, e questo vino sembra tenerne conto in modo molto genuino, infatti si mostra con asperità smussate ed un’ottima armonia.
Il colore è un tenue rubino, così scarico da aver qualche parvenza di riflesso che tende ad un rosa carico. I profumi sono molto maturi, di frutta rossa in confettura, vaniglia, una dolce rosa rossa, poi legno di cedro e ribes sciroppati. Nessuna traccia di parti verdi, anzi in bocca si rivela morbido e molto armonico, sottolinea una matrice avvolgente e rilassata, che si fa apprezzare come molto godereccia. Chiude con un’ottima persistenza, considerando che si tratta del vino d’ingresso, in cui rievoca il dolce tocco speziato della cannella.
Da abbinare con un risotto alla parmigiana e ragù di coniglio, saprà definire un momento di lussuriosa esaltazione sensoriale.
Molti toni comuni con gli areali più caldi e suadenti della Côte d’Or, esempio di come il Pinot Noir, pardon, lo Spätburgunder abbia trovato una magnifica seconda casa di villeggiatura!

TheMarchian.