
I magiari erano l’antico popolo che abitava l’odierna Ungheria, tribù sanguinose, che originarie delle steppe conquistarono questi luoghi un tempo governati dagli antichi romani. Furono proprio i romani a cominciare l’attività agricola della viticoltura, ed è stata perpetuata sino ad oggi dai piccoli agricoltori e produttori delle varie zone. Dopo la caduta del regime sovietico, i piccoli produttori si sono sottratti dal giogo dei commercianti, che raccoglievano il vino e lo imbottigliavano sottopagando gli umili vignaioli, e dai primi anni ’90 il movimento vinicolo ungherese è sbocciato nuovamente. Perla pregiata e molto conosciuta è senza ombra di dubbio il Tokaj, l’ambrosia botritizzata che affascina i più fanatici cultori dei vini da dessert, ma l’Ungheria non vive solo di questi, ed è per questo che il mio focus odierno ricade sui calorosi vini rossi prodotti nell’area di Villány. Questa Denominazione d’origine (DHC in ungherese) è conosciuta come la più fulgida fucina di vini rossi d’elitè d’Ungheria. Sono circa 2.500, gli ettari di vigneto che ricoprono i terreni compresi tra Villány e Siklòs, posti su morbide colline che raggiungono a fatica i 250 metri di altitudine. Il clima di questa zona è continentale, ma subisce anche l’influsso dei venti mediterranei, che mitigando l’ambiente creano un microclima sub-mediterraneo. Si tratta quindi di un’areale ricco di calore e di luce, ideale per i vitigni a bacca nera quali: Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Portugieser, Pinot Noir, Syrah, Tempranillo, Kékfrankos (nome locale del Blaufränkisch) ed il Fekete Járdován (varietà molto diffusa in Romania). Di comune accordo il Consorzio dei produttori di Villány (Villányi Borvidék Hegyközségi Tanácsa) ha eletto il Cabernet Franc a rappresentante superiore delle capacità vinicole della regione vinicola più a sud dell’Ungheria. Nel 2014 hanno creato la dicitura Villány Franc, che può essere utilizzata solamente per i vini “Premium” o “Super Premium”, un modo per sottolineare quanto asserito nel 2000 dallo scrittore di Decanter, Michael Broadbent: “Il Cabernet Franc ha trovato la sua casa naturale a Villány”.

Qualche giorno fa ho avuto il piacere di assaggiare un Cabernet Franc di Villány, prodotto dall’azienda di Attila Gere, uno dei condottieri che nei primi anni ’90 ha riacceso la luce della viticoltura di questi paesini. Il suo passato di guardia forestale, narra l’indole di un uomo, volta al contatto con la natura e spiega come abbia raggiunto successi importanti, proprio rapportandosi con la vite e la sua franchezza. Dal 1992 è stato aiutato dall’enologo, e già produttore, Franz Weninger, che intravide in questo territorio una straordinaria possibilità di rivincita e di attestazione qualitativa nel Gotha del vino mondiale. Le più forti soddisfazioni sono giunte alla fine degli anni ’90, quando il vino ungherese sembrava pronto a lanciarsi nelle braccia della critica enoica più influente, ma ebbe un’improvvisa battuta d’arresto, dovuta alla difficoltà nell’aumentare i prezzi di vendita. È infatti recente la riscoperta del fascino viticolo magiaro, guidata dal trend che vede noi “wine-lovers” cercare nuovi stimoli per ampliare la conoscenza del vino mondiale. Attila Gere ha continuato il suo percorso di emancipazione ed oggi è pronto a raccogliere, insieme all’aiuto delle nuove generazioni, lo scettro di ambasciatore del “Franc di Villány”.

DHC Villány “Cabernet Franc Selection” 2009
100% Cabernet Franc, proveniente dalle vigne terrazzate di “Devil’s Ditch” situate tra i 150 e i 250 metri di altitudine. Il terreno è composto superficialmente da loess (sedimenti pleistocenici a grana fine, composti da limi e sabbie) con un substrato di calcare giurassico, ideale per donare energia ai vitigni a bacca nera. Fermenta ed esegue la malolattica in acciaio e poi matura in barriques ungheresi (per il 70% nuove) per circa 16 mesi. Il calore e le ore di luce di questo territorio si rivelano il marker più importante di questo vino, poichè il Cabernet Franc si priva di attacchi “pirazinici” e fiorisce intorno a folgoranti toni di eccelsa maturità.
Questa 2009 si presenta di un rubino profondo, che sui bordi comincia a virare verso il granato. I profumi richiamano una tenera evoluzione, che inizialmente propone i ricordi di sigaro spento e di legno di cedro, poi emergono le parti fruttate e floreali, dominate da sensazioni di confettura di mirtilli e di fiori di rosmarino. Una vena balsamica scorre nelle narici, e ricorda l’alloro secco e la paprika affumicata. Il sorso è potente, largo nello sviluppo aromatico, ma stretto intorno alla lingua da tannini fruttati e armonici. Si percepiscono la sua potenza ed il suo calore, ma non sono ridondanti, anzi palesano una raffinatezza tutta femminile che rende la bevuta molto compulsiva. Ha un lungo finale in cui la faringe esala gli aromi di incenso e mirtilli in confettura, un gusto prorompente, che regala momenti gustosi difficilmente dimenticabili.
Da abbinare con pappardelle all’uovo e ragù di trippa alla fiorentina, creeranno un avvolgente godimento invernale!
Che gran scoperta questo Franc di Villány, un paladino magiaro che entra nel nobile lignaggio dei grandi Cabernet Franc del mondo!

TheMarchian.