L’altra Bolgheri – Bolgheri Superiore DOC 2016 Mulini di Segalari – Mulini di Segalari

Bolgheri si mostra con fierezza attraverso le sue fitte vigne pianeggianti che lente e sinuose degradano fin verso le pinete marittime. Questa immagine iconica rappresenta – nell’immaginario collettivo – l’idea di viticoltura moderna per eccellenza, che ha trasformato la Toscana enoica dei mezzadri, nell’odierna fucina di supertuscan e grandi vini da Sangiovese che sfidano lo scorrere del tempo. I terreni dell’alta Maremma – strappati alle paludi dal nobile Guidalberto della Gherardesca – sono bassi e calorosi, assolati e percorsi dai venti salmastri del mar Tirreno. Essi si estendono lungo la bolgherese – strada provinciale che taglia, parallelamente alla costa, la pianura di Bolgheri. È lì che brilla il firmamento dei grandi nomi stellati che in 30 anni hanno reso famoso questo areale vitivinicolo (Antinori, Frescobaldi, Satta, Incisa della Rocchetta, Meletti Cavallari). In molti però non sanno che esiste una Bolgheri nascosta, riparata dal clamore dei punteggi delle grandi guide anglosassoni, che si trova nelle colline che guardano il mare da lontano. Qui in mezzo ai fitti boschi mediterranei si sono sviluppate aziende con numeri minori, pensate e guidate da artigiani del vino. Personaggi anticonformisti e rispettosi della natura come Emilio e Marina, i due vispi e generosi proprietari de I Mulini di Segalari. Un’azienda nata nel 2002, quando i due consorti acquistarono il podere abbandonato in cui crescevano piante di un’unica varietà: il Sangiovese. Con cura e gentilezza si sono operati per mantenere il principe toscano, a cui hanno affiancato Cabernet Sauvignon, Merlot, Petiti Verdot, Syrah, Vermentino e Incrocio Manzoni. Così facendo sono riusciti ad estendere un angolo vitato in mezzo al bosco, facendolo diventare una genuina realtà vinicola in cui esprimono tutto il loro amore ed il loro rispetto per la flora e la fauna del luogo. Trattano la vigna con i migliori principi della biodinamica e in cantina lavorano in modo preciso e pulito per far sì che il bel patrimonio – ottenuto dopo la vinificazione – non vada sprecato. Oggi ho davanti a me il loro Bolgheri Superiore, che prende il nome dalla zona (Mulini di Segalari), in cui tre antichi mulini sfruttavano l’acqua dell’adiacente fiumiciattolo, per lavorare i cereali coltivati nei campi. Un nome profondamente legato con il passato, ma anche con il presente poiché la cantina di affinamento risiede proprio all’interno dell’ultimo mulino rimasto in piedi e – da loro – ristrutturato negli anni. Il blend tra Cbernet Sauvignon (80%), Merlot (10%) e Petiti Verdot (10%) riposa nel fresco di questa antica struttura all’interno di botti da 10hl e poi viene assemblato quando il tempo ne ha limato spigoli e squilibri. Questo Bolgheri Superiore 2016 è un vino profondo e affascinante, seppur ancora manchi – giustamente – della sua totale completezza. I profumi sono scuri, dominati da tratti fruttati di amarena e more di rovo, entrambe mature e molto succose; le note speziate e tostate sono presenti in forma di sentori quali: chiodi di garofano, elicriso, legno di cedro, cioccolato fondente e un po’ di vaniglia. Un corredo importante, deciso, ricco ma ancora da aspettare, poiché la sua vera essenza si rivelerà solamente con il passare del tempo in bottiglia. Passando al gusto, trovo che il sorso sia scorrevole e per quanto riguarda l’impatto tattile noto un tannino perfettamente eseguito che si manifesta solamente al centro della lingua, privo di aggressività e ottimamente integrato con i successivi aromi di bocca. La parte aromatica si manifesta in ingresso con un chiaro e polposo  richiamo all’amarena – già palesatasi tra i profumi del naso – e poi viene arricchita, poco prima della deglutizione, da un piacevole tono di cioccolato fondente, che rende la bevuta accattivante e goduriosa. Grazie alla lunga persistenza l’essenza di questo Bolgheri Superiore rimane attaccata alla volta palatina e alla faringe, dandomi modo di pensare e ripensare come questo succo nato dal bosco – di maremmana origine – si ponga a rappresentare al meglio la struttura e l’eleganza che un “taglio bolgherese” dovrebbe avere. Composto da una verve ficcante, una bevibilità scorrevole e una conturbante ricchezza di aromi, il figlio nato dalle mani di Emilio e Marina, riesce a contrapporsi con sana malizia ai più  altisonanti Bolgheri “markettizati”.


TheMarchian.

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