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Il quinto “solista” è il Mammolo! Un vitigno con antiche origini toscane, che vennero testimoniate sin dal Seicento, come affermano il fiorentino Soderini (1600), il Micheli (1679) ed il Trinci (1726). Fu proprio il botanico Pier Antonio Micheli – a fine Seicento – a descrivere i vari biotipi, che si coltivavano in Toscana, all’interno del suo trattato “Istoria delle Viti”. Egli individuò: “Mammolo nero”, “Rosso”, “Sgrigliolante” e “Piccolo Rosso Nero”. Successivamente collaborò insieme al pittore Bartolomeo Bimbi (a servizio di Cosimo III de’ Medici) il quale lo dipinse nelle tavole dedicate alle uve coltivate in Toscana. A fine Ottocento il Conte di Rovasenda (agronomo piemontese) ne citava diversi tipi, tra cui il Mammolone, che diceva di aver ricevuto da Lucca. Da sempre riveste il ruolo di gregario al fianco del Sangiovese e del Canaiolo, ma la vera tradizione toscana lo vede partecipare in piccole percentuali con il Prugnolo Gentile, all’interno del tipico uvaggio del Vino Nobile di Montepulciano DOCG. Per via della sua maturazione tardiva e della scarsa colorazione dei vini che crea, ha subito una drastica diminuzione all’interno dei vigneti toscani, rimanendo quasi unicamente nella zona di Montepulciano. Il suo albero genealogico ha ancora dei punti d’ombra, che sono stati illuminati solo parzialmente da delle recenti indagini genetiche svolte in Francia. Esse hanno stabilito che il Mammolo ha una comune identità con lo Sciaccarello, diffuso in Corsica, mantenendo comunque in Toscana la patria natia di entrambi.
Descrizione Ampelografica
Foglia: quasi orbicolare, di grandezza media, trilobata o quinquelobata.
Grappolo a maturità industriale: di grandezza media di aspetto semispargolo allungato cilindrico con 1 ala.
Acino: medio-grosso o grosso, quasi discoide di forma regolare.
Vinaccioli:in numero medio di 1-2 per acino, piuttosto grossi.
Fenologia:
Germogliamento: seconda decade di aprile.
Fioritura: prima decade di giugno.
Invaiatura: seconda decade di agosto (l’uva è rossastra poi diventa più scura).
Maturazione dell’uva: ultima decade di settembre-primi di ottobre.
Caratteristiche ed Attitudini colturali:
Produzione: abbondante ed abbastanza costante nel clone di cui cisi occupa.
Resistenza alle malattie: ai comuni parassiti della vite presenta una resistenza normale.
Le principali denominazioni in cui è consentito l’uso di questa varietà in Toscana:
DOCG
Chianti, Chianti Classico, Carmignano, Montecucco Sangiovese, Morellino di Scansano, Suvereto, Val di Cornia Rosso, Vino Nobile di Montepulciano.
DOC
Barco Reale di Carmignano, Cortona Rosso, Maremma Toscana, Montecarlo, Montescudaio, Rosso di Montepulciano, San Gimignano Rosso, Sant’Antimo, Val d’Arno di Sopra.
IGT
Allerona, Alta Valle della Greve, Bettona, Cannara, Costa Toscana, Toscano o Toscana.

Il Mammolo genera vini fini ed eleganti, con pochissima intensità colorante, ma molto profumati; su tutte si percepiscono nettamente le note floreali legate alla viola mammola e al giaggiolo, che lasciano spazio solo a delicate intrusioni fruttate di ciliegia. In bocca spicca la morbidezza del sorso, data non tanto dall’alcolicità o dall’impatto glicerico, ma piuttosto da una trama tannica soffice e gentile, che mette in risalto un’ottima mineralità ferrosa in chiusura di bocca. Quindi le sue peculiarità più identificative sono la sottigliezza, la compulsiva bevibilità e la facilità di approccio. Queste doti rendono i vini ottenuti da Mammolo in grado di essere accompagnati anche pietanze di pesce come un sashimi di Tonno rosso o con preparazioni a base di vegetali come uno sformato di broccoli al forno.
TO BE CONTINUED

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