Chi modernizzò il Sangiovese chiantigiano – Visita a Capannelle

Figura 1 – Mappa del Chianti Classico con focus sul comune di Gaiole in Chianti e l’azienda Capannelle.

Il mio viaggio nel Chianti Classico oggi mi porta a Gaiole in Chianti, uno dei comuni originali, che già nel 1384 rappresentava la Lega del Chianti insieme a Radda e Castellina. Mi trovo a Capannelle, a qualche centinaia di metri dal centro del paese, dove la famiglia Rossetti prima e la famiglia Sherwood poi, hanno costruito un’azienda moderna che ha saputo portare in alto il nome del Sangiovese chiantigiano ed oggi è entrata di diritto nel blocco storico delle realtà più influenti del Gallo Nero. Per arrivare a godere della vista privilegiata di Capannelle, serve percorrere un’irta strada privata che porta sino a 360 metri di altitudine, dove si scopre una raffinata Tenuta poggiata sulle rocce di Gaiole. Questo comune è forse il più complesso degli 8 (del Chianti Classico, ça va sans dire), poichè presenta differenze sostanziali tra la geologia dei versanti, la loro insolazione e soprattutto la differente altitudine. In questo settore, identificato come quello Est, si scopre un territorio impervio, composto da un suolo derivante dalla matrice dei Monti del Chianti, cioè ricco di rocce di macigno, calcaree e con un galestro di origine sabbiosa, dove le vigne arrivano a lambire i 600 metri di altitudine. E credetemi, fermarsi un momento sulla terrazza panoramica di Capannelle è necessario, poichè offre un colpo d’occhio che fa comprendere la crudezza di questo paesaggio. Un susseguirsi di pini e querce, che crescono radi e stentati nei pochi scampoli di terra che trovano tra le rocce. Un luogo duro, caldo e assolato d’estate, quanto freddo e tagliente d’inverno, che dona al Sangiovese nervosità acida, verticalità ed un’eleganza che cresce a dismisura con il passare del tempo.

Figura 2 – Fotogrammi delle parti esterne della bellissima Azienda di Capannelle.

La proprietà si estende su 16 ettari vitati più 2 in affitto, 4 dei 16 sono situati tutt’intorno alla casa/cantina, rappresentano la genesi aziendale, poichè furono i primi ad essere impiantati nel 1974, quando la famiglia Rossetti comprò la proprietà. All’interno ammiro una cantina di vinificazione scavata nel galestro, ottimizzata per lavori di precisione, senza mancare del tocco suggestivo di una piccola realtà, che ogni anno produce un massimo di 80.000 bottiglie. Da un lato i serbatoi in acciaio, che garantiscono la vivacità delle basi per il rosato, i bianchi ed il Chianti Classico e dall’altro i tini troncoconici austriaci e francesi per dare la solennità al Sangiovese, che comporrà il Solare ed il 50 & 50, e la Malvasia Nera. Il rigore della cantina si miscela con l’ergonomico fascino dell’area di conservazione, dove migliaia di bottiglie riposano e si preparano al momento dell’apertura. Ancora qualche metro e si svela la climax finale, il famoso caveau di Capannelle, dove i clienti più esclusivi conservano annate e formati particolari.

Figura 3 – Fotogrammi dell’interno della cantina di vinificazione ed affinamento di Capannelle.

Molte sono le storie che girano intorno a queste etichette, come la prima annata di Solare (la 1990) che venne creata su invito del maestro Giorgio Pinchiorri o anche il 50 & 50 nato nel 1988 in join venture con la famiglia Falvo di Avignonesi, per ricreare l’idea imprenditoriale di Opus One, ma con un carattere dannatamente toscano. Un luogo intriso di storia, di pubblico dominio, ma anche intima, che viene raccontata dall’orgoglio di chi l’ha fatta come l’enologo Simone Monciatti (in azienda dal 1984) e da Manuele Verdelli che da più di un decennio cura con energia e rispetto la parte commerciale.

Di seguito la degustazione delle annate attualmente in commercio effettuata in compagnia di Simone e Manuele, durante una splendida mattinata di sole a Gaiole.

LA DEGUSTAZIONE

Figura 4 – Bottiglia di Rosato IGT 2019 di Capannelle.

Rosato IGT 2019
100% Sangiovese dalle vigne di Vertine, a ovest rispetto alla cantina. Fermenta ed affina in acciaio.
Dopo un anno di ulteriore affinamento in bottiglia (ancora non è stata immessa in commercio la nuova annata) si presenta di un rosa che sui bordi vira verso i riflessi della buccia di cipolla. Le sensazioni ruotano tutte intorno alla sua essenza floreale, a cui si intramezza un richiamo di lamponi e mandorla fresca. Il sorso è guidato da un buon nerbo acido, su cui ruotano gli aromi di lamponi e frutta secca. Finisce con un’ottima salinità, spiccata ed invitante.
Da abbinare con qualsiasi pietanza presente ad un estivo aperitivo a bordo piscina!

Figura 5 – Bottiglia di Bianco IGT “Chardonnay” 2017 di Capannelle.

Bianco IGT “Chardonnay” 2017
100% Chardonnay proveniente dalle vigne sopra la cantina a 447 metri s.l.m., vinificato in acciaio e poi affinato per l’ 80% in acciaio e per il 20% in tonneau. Questo Chardonnay nato nel 1988, dopo l’innesto su piede di Trebbiano toscano, si presenta dorato e dotato di un’accattivante luminosità. Dichiara sensazioni voluttuose di noccioline americane, burro, tarassaco e ananas. Il sorso è morbido, grasso, con sensazioni di tostatura che emergono a dare quel tocco ruffiano ed ammaliante. Finisce con uno sprint saporoso, in cui si intrecciano salinità e nocciola tostata.
Da abbinare con un rollè di coniglio, purè allo zafferano e fondo bruno!

Figura 7 – Bottiglia di Chianti Classico Riserva DOCG 2016 di Capannelle

Chianti Classico Riserva DOCG 2016
100% Sangiovese vinificato in acciaio ed affinato per circa 10 mesi in tini troncoconici di rovere di Slavonia da 13 e 30 hl.
Il vino che più rappresenta l’identità chiantigiana si presenta di un rosso rubino profondo e molto vivace. Si incentra principalmente sulle sfumature floreali e fruttate, di rose rosse e ciliegia, le speziature sono in disparte e il tutto viene avvolto da un tono più scuro, quasi mediterraneo, che ricorda il ginepro. In bocca è un vino verticale, con tannini ampliati dall’effetto dell’acidità, gli aromi seguono il binario dei sentori olfattivi, perciò molto caratteristici ed essenziali del vitigno. Finisce su toni più scuri, con una persistenza ancora un po’ chiusa.
Da abbinare con un carrè di agnello e insalata multicolor di cavolfiore!

Figura 8 – Bottiglia di Rosso IGT “Solare” 2014 di Capannelle

Rosso IGT “Solare” 2014
80% Sangiovese con il 20% di Malvasia Nera, vinificati in tini troncoconici di rovere di Slavonia e poi affinati in barriques francesi per circa 18 mesi. Questo pezzo di storia toscana, che nacque nel 1990, si presenta con un colore più scarico del solito, data la fresca e leggiadra annata 2014. Presenta un incipit olfattivo di toni balsamici, dovuti all’affinamento in legno, che ricordano la canfora ed il cardamomo secco, poi sensazioni di lavanda e ciliegia che si distendono con raffinata presenza. Il sorso è delizioso, guidato da un’acidità spiccata, che innalza il tannino, senza però fargli serrare troppo la bocca. Passato il tocco dolce della tostatura, il finale si apre in una roboante esplosione di pura arancia sanguinella. Lunghissimo, un vino clamoroso!
Da abbinare con un ossobuco alla milanese, gremolada e finocchi en gratin!

Figura 9 – Bottiglia di Rosso IGT “50 & 50” 2016 di Capannelle e Avignonesi

Rosso IGT “50 & 50” 2016
50% Sangiovese di Capannelle e 50% Merlot di Avignonesi, vinificati in tini troncoconici di Slavonia ed affinati per 24 mesi in barriques francesi. Questo incontro di profumi e sapori toscani, nato nel 1988, si presenta di un rubino scuro, ricco e profondo. Esordisce con innata leggiadria, fatta da tocchi di legno di cedro, mirtillo e mora di gelso, poi menta piperita e confettura di lamponi selvatici. In bocca è sontuoso, avvolge completamente il cavo orale senza mancare in scorrevolezza, gli aromi ricordano il fiore d’oleandro e la confettura di frutti di bosco. Il finale è lungo, finissimo ed estremamente corroborante. Due anime agglomerate in un vino deciso e guidato da un sorso per niente banale!
Da abbinare con uno spezzatino di cervo e crema di castagne!

Termina qui un viaggio intrigante, che mi ha portato alla scoperta di un’azienda che continua a scrivere la storia del Chianti Classico e soprattutto di quei “Supertuscans” che oggi sono IGT, ma che imperterriti proseguono brillare di incommensurabile maestosità vitivinicola toscana.

TheMarchian.

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