Il velluto di San Casciano – Chianti Classico DOCG 2018 – Montesecondo

Figura 1 – Mappa del Chianti Classico con focus sul comune di San Casciano in Val di Pesa

Dopo qualche tempo, torno a parlare di Chianti Classico (che sapete essere una zona a cui sono visceralmente legato) e lo faccio con il botto! Il vino di oggi è prodotto dall’azienda Montesecondo di Silvio Messana, un vignaiolo che mette le mani in pasta, ha una visione esteta e che imbraccia la sfida quotidiana dell’applicazione empirica di idee derivanti dalle sensazioni che la natura gli comunica. Il suo è un percorso lungo e costellato di cambiamenti, da vero “cuor di leone” è nato a Firenze, poi ha vissuto tra Libia e Tunisia, ha composto musica (da laureato alla Berkley di Boston) e ha vissuto per molti anni a Manhattan, infine si è riappropriato del lascito terriero della sua famiglia alla soglia degli anni 2000. La sua odierna proprietà conta circa 17 ettari di vigneti divisi in due aree dello stesso comune di San Casciano in Val di Pesa. La prima (di 11,5 ettari tutti coltivati ad alberello) tra Cerbaia e Romola (settore nord del comune), mentre la seconda in affitto (di 6 ettari allevati a guyot) a Vignano (settore sud del comune). Pur essendo all’interno dello stesso comune, le due proprietà hanno caratteristiche profondamente diverse, infatti le vigne a Montesecondo sono a circa 150 metri di altitudine, l’esposizione è verso sud e il terreno è argillo-sabbioso con uno scheletro formato da sassi ovali di origine pliocenica. La zona di Vignano, che guarda verso il poggio di Vicchiomaggio, scalfisce i 450 metri, le vigne sono esposte a nord-est ed il terreno è più simile a quello sassoso e ricco di calcare della parte panzanese di Greve in Chianti. Un mix geologico, che spesso sopravviene tra le colline chiantigiane, che gli permette di applicare la sua idea di coltura della vite e di creazione di vino. Dalle sue parole si percepisce un forte contatto con la natura, una sensibilità non banale, che lo ha portato a sposare fin da subito i concetti del biologico e della biodinamica. Dal 2003 cura i suoi alberelli con fare paterno e con mano sapiente, passeggiando con lui nel vigneto mi racconta di quanto la sua conoscenza attuale sia stata forgiata dalle mille prove e dai mille errori. Sono parole, dette con il sorriso eccitato, di chi ha compreso la via ideale per esaltare il proprio territorio, ed oggi è totalmente libero di applicare nuove variabili per continuare a spassarsela tra i tini e tra i filari.

Figura 2 – Da sx a dx: l’ingresso a Montesecondo, particolare delle anfore per produrre il Trebbiano toscano macerato sulle bucce, I vigneti coltivati ad alberello.

Il bello del lavoro di Silvano è che riesce ad imprimere un suo tocco personalissimo ai vini, senza però “stuprarli”, infatti ogni suo vino rende omaggio al territorio di San Casciano, che da sempre racconta i rossi più vellutati, distesi e prontamente bevibili di tutto l’areale del Chianti Classico. La sua filosofia si tramuta nella nettezza degli aromi, principalmente legati alla compostezza fruttata e floreale, che si legano ad un innato carattere canforato che denota l’elevata insolazione di questa porzione di terra. Lavora in sottrazione, non cerca l’opulenza e professa la virtù che hanno solamente i grandi… la calma che diviene pacatezza, e poi ricordo per coloro i quali hanno la sensibilità per comprenderla. Prima di passare alla degustazione vorrei sottolineare la bellezza dei suoi altri vini: il grazioso e vibrante “Tin bianco” (un Trerbbiano toscano macerato sulle bucce vinificato in anfora), il succoso e beverino “Montesecondo” (Sangiovese in purezza vinificato con porzioni di raspo tra acciaio e cemento) ed il franco e intrigante “Il Rospo” (Cabernet Sauvignon vinificato tra acciaio e cemento).

Figura 3 – Da sx a dx: l’ingresso a Montesecondo, particolare delle anfore per produrre il Trebbiano toscano macerato sulle bucce, I vigneti coltivati ad alberello.

LA DEGUSTAZIONE

Figura 3 – Bottiglia di Chianti Classico DOCG 2018 di Montesecondo.

Chianti Classico DOCG 2018
90% Sangiovese con 10% tra Canaiolo e Colorino, vinificati tra acciaio e cemento a cui segue una maturazione di circa 2 anni tra cemento e botti grandi.
La 2018 è stata un’annata fresca ed umida, contraddistinta da un periodo di piovosità concentrato nella parte finale dell’estate, nel Chianti Classico di Silvio si esprime con una fascinosa integrità floreale abbinata ad una piacevole freschezza che ne modella la struttura.
Il colore da un senso di antico, un rubino molto scarico, che denota il rispettoso approccio alla franchezza del Sangiovese. Non grida, ma sussurra toni di incenso, succo di arancia rossa, sandalo, cuoio, rose rosse appena sbocciate e maggiorana fresca. Il sorso è sottile, addomesticato da una freschezza presente ma non totalizzante, l’impalcatura tattile è vellutata, con uno sviluppo tannico setoso e ammaliante. Dal centro bocca in poi prosegue con eleganza e raffinatezza, chiude con un respiro faringeo in cui spicca la parte salina e l’impareggiabile ritorno dell’arancia sanguinella.
Da abbinare con una pluma di Patanegra e coleslaw, così esalterà la sua vellutata raffinatezza.
Questo è uno di quei vini che definisco rasserenante, poichè mette d’accordo tutti, ma soprattutto è il perfetto compendio tra il gusto democratico di San Casciano e la mano acuta di Silvio Messana!

TheMarchian.

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