
Eccomi qua, nell’ultima fresca e mattiniera sveglia d’Anversa. Questo lunedì mattina ha un sapore diverso dai giorni scorsi, poichè porta con se la malinconia dell’addio da un luogo che per due mesi è stato casa mia, dove mi sono messo alla prova e dove ho trovato un ambiente dinamico e sensibile. Qui sono stato accolto come uno della famiglia, ho avuto diverse responsabilità ed ho incrementato notevolmente le mie doti relazionali, grazie al continuo confronto con colleghi dall’animo gentile e clienti curiosi e molto affettuosi. Qui per due mesi mi sono adattato ai ritmi di vita di uno stato del nord Europa, e più precisamente di una città – Anversa – tra le più eclettiche, gioviali e dinamiche del pianeta. Tra le strade del centro e dentro gli antichi palazzi dalle facciate neo-gotiche si muovono, vivono e convivono ben 160 etnie diverse, un meltin-pot di culture e abitudini che storicamente danno vita al carattere solare e disponibile degli abitanti di Anversa. Qui sono stato da solo, convivendo giornalmente con i miei pensieri, turbe razionali ed irrazionali, a cui tentavo di dare risposte, e che mi hanno aiutato ad affrontare ogni giorno con piglio e forza. Passare molti momenti da solo mi ha dato la possibilità di riflettere su quello che mi succedeva intorno facendomi apprezzare ogni momento di questi 51 giorni lontani da casa. Le molte mattine in cui la calda alba delle 5.30 mi ha destato, mi hanno permesso di di godere dei freschi e vibranti raggi solari che guidano il risveglio della città, un momento che mi sento di paragonare alla rinascita delle sicurezze che emergono chiare e luminose dal buio delle incertezze notturne. Ogni giorno passato a parlare di temi etici e morali con clienti e compagni di lavoro, mi ha insegnato come non si possa prescindere dall’essere aperti e curiosi di provare nuove situazioni, mantenendo ben stretti valori come la correttezza ed il rispetto per il prossimo. Il lavoro quotidiano mi ha insegnato quanto sia importante creare un gruppo in cui la fiducia e la voglia di aiutarsi siano i carburanti del motore infaticabile dell’aiuto reciproco che porta al raggiungimento dell’obiettivo comune. Le sere fuori mi hanno permesso di conoscere gli scorci meno turistici di Anversa, scoprendo ristoranti unici e molto attenti alla qualità. Le domeniche in giro per musei, cattedrali e gallerie d’arte hanno arricchito la mia cultura, lasciandomi un pezzo di storia belga che porterò per sempre con me. E adesso tutto questo sarà un ricordo, perchè dopo una giornata passata facendo l’ultimo giro per il centro, con un pranzo fugace e le due ultime birre trappiste, alle 21.10 sto camminando sull’asfalto che divide il Gate 2 dell’aeroporto di Charleroi Sud ed il volo Ryanair che mi porterà a Pisa. Nell’istante in cui salgo l’ultimo scalino dell’aereo mi guardo indietro per l’ultima volta, il sole viola sta calando sulla sera, come se volesse darmi il suo ultimo malinconico e appassionato saluto. Mentre mi siedo al mio posto vicino al finestrino, penso all’Italia, alla Toscana, a Firenze… a casa. I sentimenti sono cambiati, la malinconia della separazione se ne va e torna l’entusiasmo del rientro nella mia terra natale, dove mi aspettano i miei cari: familiari, parenti, amici e la mia preziosa cantina. Perciò chiudo gli occhi e mi immagino camminare di notte nel centro della mia amata Firenze, beandomi dell’eredità culturale e storica che i nostri antenati hanno conservato e tramandato fino ad oggi. Quindi faccio un respiro profondo, mi aggancio la cintura e aspetto con crescente fermento il momento dello sbarco. Alle 11.40 esco dalla porta a vetri e vedo i miei genitori, eccomi sono tornato.
TheMarchian.