
“Il passato è il fondamento dell’attualità!” Esordisco così, per definire quanto sia necessario comprendere le nostre origini per poterci lanciare verso lo sviluppo della contemporaneità… Lo stesso percorso di attenta disamina è stato portato avanti da François Schneider attraverso la sua appassionata riscoperta di un piccolo gioiello chiantigiano. Questa splendida realtà si chiama Tenuta la Novella, ed è incastonata nei colli che precedono la dorsale dei Monti del Chianti (nell’estrema propaggine di nord-est del comune di Greve in Chianti), dove viene circondata dalla purezza selvatica che contraddistingue le aree meno vitate dello splendido territorio sorvegliato dal Gallo Nero. La Novella non è lontana da San Polo in Chianti, e rappresenta realmente un’area di frontiera, dopo la quale finisce il Chianti Classico e comincia il Valdarno del Chianti Colli Fiorentini. Qui lo stretto rapporto di rispetto reciproco (tra uomo e natura) nacque nel XIII secolo, quando venne eretto il Monastero di San Bartolomeo a Musignana, poi venduto e trasformato in una fiorente tenuta agricola nei primi anni del XIX secolo. Nel 1827 nacque il nome di Tenuta la Novella, quasi a testimoniare la rinnovata vocazione di questi terreni, un tempo atti alla spiritualità interiore e successivamente divenuti portatori di sacralità all’interno dei frutti del lavoro agricolo. Dopo un secolo e mezzo di attenta produzione di prodotti caseari, oleari ed enoici, questo gioiellino cadde nel baratro dell’abbandono, per via del trapasso di Siro Sbraci (proprietario dal 1953) che non avendo eredi lasciò la Tenuta allo scorrere del tempo. Dopo anni, in cui la natura ha fagocitato le costruzioni e riportato tutto allo stato primordiale, ecco che nel 1996 entra in gioco François Schneider, che colpito dalla naturalezza di questo lembo di terra decide di acquistarla e di riportarla al suo antico splendore. Passano 10 lunghi anni (intramezzati da tanti lavori per risistemare la Tenuta) prima di arrivare al 2006, quando la Novella torna brillare di quell’aura incontaminata e soave che l’aveva sempre contraddistinta.

In quest’area chiantigiana si sovverte un po’ la caratteristica tendenzialmente omogenea della parte centrale del comune di Greve in Chianti, infatti l’altitudine si alza repentinamente sino a lambire i 500 metri s.l.m., diventando quasi un ambiente rigido e montagnoso. Il terreno è composto principalmente da rocce arenarie (provenienti dalla cementificazione delle sabbie, avvenuta circa 30 milioni di anni fa) e i vigneti sono circondati dall’incontaminata presenza dei fitti boschi che ricoprono queste colline. Tra i faggi e i pini domina il candore del silenzio, che asseconda la serenità dello spirito e fa comprendere come questo luogo fosse veramente confacente alla ricerca della spiritualità attraverso l’atto della preghiera. Chissà se anche Simone Zemella (direttore tecnico ed Enologo) riesce a far sua la tranquillità dell’ambiente che lo circonda… beh a giudicare dai vini direi proprio di sì. Un fulgido esempio di ciò è il Chianti Classico “Casa di Colombo” che degusto oggi, che pur esprimendo il succo di un’annata al limite (la siccitosa e caldissima 2017) riesce a far figurare i concetti a me molto cari di tensione e soavità.

Chianti Classico DOCG “Casa di Colombo” 2017
100% Sangiovese (la prima annata priva del 5% di Merlot) proveniente da vigneti lavorati in biologico dal 1996, che effettua 15-25 giorni di macerazione e poi matura per 14 mesi in botti di rovere da 30 hl.
Il colore palesa una dichiarata gioventù, ancora tracciato da luminosi riverberi purpurei, che esaltano la proverbiale semi-trasparenza vivace dei Sangiovese d’altura. Al naso si palesa con un attacco di viola dolce e di fiore d’oleandro, poi scorza di bergamotto, caramella alla ciliegia, ribes rosso e succo di melograno. In bocca il sorso è succoso, gioioso e vivido, la freschezza (molto impattante) partecipa alla costruzione tattile, donandole scatto e raffinatezza. In un lampo il vino arriva sino alla faringe, dove perde tensione e si distende con delicatezza per manifestare pacatamente la sua lunghezza. Durante la persistenza aromatica intensa, risento gli aromi sviluppati dal corredo olfattivo, che dichiarano con garbo e coerenza la veridicità di questo vibrante Chianti Classico.
Questo è il Chianti Classico che vince, perchè parla una lingua di confine, fatta di freschezza e di ruralità, doti spesso snobbate, ma che lasciano ricordi definiti e dannatamente attinenti al territorio di provenienza, l’amena Tenuta la Novella…

TheMarchian.