La magia dell’autolisi – Champagne AOC “Boléro” Extra Brut 2004 – Fleury

“En Biodynamic depuis 1989” così recita il claim posizionato sotto al logo aziendale di Fleury. Questa affermazione ha un deciso impatto su chi la legge, comunica un’identità naturalista che non è certo frutto della moda odierna, ma che si è formata in un momento storico in cui diserbanti, pesticidi e prodotti di sintesi erano considerati l’unica via possibile per curare le patologie dei vigneti. Primo tra tutti, nella Champagne, Jean-Pierre Fleury è stato il deus-ex-machina che ha ideato questa nuova concezione di cura della flora, incentrata sull’atto pratico del profondo rispetto dell’ambiente in cui tutti operiamo e cerchiamo di diffondere il nostro know-how. Questa idea è oggi perpetuata dai suoi tre figli, Jean-Sebastien, Morgane e Benoit, che seguendo gli insegnamenti del padre sostengono anche gli altri piccoli vigneron acquistandone le sole uve provenienti da colture biologiche o biodinamiche.

Mappa della Champagne, con le sue sottozone: Montagne de Reims, Cote de Blancs, Cote de Sezanne, Vallée de la Marne e l’Aube.

I Fleury si trovano a Courteron, nella Cote des Bar meridionale tra i paesi di Les Riceys e Mussy-sur-Seine, qua lo Champagne acquista un’anima più vinosa e avvolgente, sia per la posizione (più a sud rispetto all’area dei Grand Cru) che per la tendenza dei vignaioli a produrre vini più artigianali e che per alcuni aspetti ricordano i vini della vicina Borgogna. I terreni sono simili a quelli di Chablis, risalenti all’era del Kimmeridge, composti da calcari e coquillage (fossili marini incastonati nelle dure marne calcaree) e molto più ricchi di argille, che si rivelano ideali per donare struttura e fruttuosità al nobile Pinot Noir. Questa naturale inclinazione dell’ambiente viene ricalcata perfettamente dalla famiglia Fleury, che conta ben 12,5 ettari di Pinot Noir e solamente 2,5 ettari divisi tra Chardonnay, Pinot Blanc e Pinot Gris. Nonostante i pochi ettari vitati, la produzione è molto varia e comprende al suo interno Champagne con stili e periodi di autolisi molto diversi. Il vino di oggi è il Boléro 2004, la loro idea di millesimato che interpreta una decade di autolisi, attraverso uno stile genuino e molto generoso.

Bottiglia di Champagne Boléro 2004 di Fleury

Champagne AOC “Boléro” Extra Brut 2004
100% Pinot Noir, il 33% della massa effettua la fermentazione in botti di rovere e dopo quasi 10 anni di lenta evoluzione sui lieviti viene dosato con soli 3,8 gr/lt di zucchero. Si presenta con un giallo dorato barocco e conturbante, illuminato da soffici catenelle di bollicine. Già guardandolo mostra chiaramente come il tempo in bottiglia sia stato necessario per stondare la rugosità della carbonica e per rendere il colore così massiccio e penetrante. Al naso si presenta con imperante voglia di esprimersi, appena aperto denota un tratto ossidativo che rimanda al miele millefiori e alle arachidi caramellate, successivamente si distende e si rinfresca su note di cedro candito, lemon curd, vaniglia, fiori di acacia, pepe bianco, torrone e pan briosche. Insomma un voluttuoso e massaggiante contatto olfattivo, che esemplifica la potenza dell’Aube, declinata però con superba ricercatezza. In bocca il sorso è compiuto, la carbonica scorre delicatamente sulla lingua e crea un corpo soave in compartecipazione con la misurata freschezza e l’espansiva parte aromatica. Morbido e setoso, rievoca le sensazioni percepite al naso di pasticceria, crema e pepe bianco. Chiude con un’acclamata persistenza, fonte di godimento per tutti quei secondi in cui il vino abbandona la faringe e scorre dritto verso lo stomaco. Il nome Boléro forse riprende la tipica danza spagnola, o magari il caratteristico cappello dei toreri, ma qualunque sia la sua natura lessicale è certo che dalla cultura spagnola riprende il calore e la suadenza del sole e della voglia di festeggiare ogni singolo giorno della nostra vita!

TheMarchian.

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