
Quando penso alle sensazioni citrine e saline dello Chardonnay, il mio cervello corre rapido a interpellare l’area di Chablis. Una zona iconica, stretta tra la Champagne e la Côte d’Or, dove il clima freddo (sono frequenti le ghiacciate primaverili) e i terreni del Giurassico finale (intorno ai 157 milioni di anni fa) creano il nerbo e la spinta di questi bianchi molto ricercati. La città che da il nome alla Denominazione (Chablis appunto) è attraversata dal fiume Seiren, che crea la naturale divisione dei vigneti e della loro vocazione a produrre vini dalle qualità profondamente diverse. La riva destra è più assolata, vanta l’esposizione a sud/sud-ovest e accoglie al suo interno la costa del Grand Cru (definitivamente classificato nel 1938 e composto da 7 Climat, anzi 8 se si tiene conto de “La Moutonne”, la storica vigna dei monaci di Pontigny) e produce gli Chablis più strutturati, longevi e persistenti. La riva sinistra accoglie la maggior parte dei Premier Cru e crea i vini più esili e verticali, per via di esposizioni più fredde e di terreni meno antichi. La tradizione vitivinicola vuole che i Petit Chablis, gli Chablis e i Premier Cru svolgano vinificazioni in serbatoi d’acciaio, atte a preservare la freschezza e la vivacità del loro “freddo” Chardonnay, ma negli ultimi anni si è diffusa una pratica più borgognona come l’utilizzo delle barriques, volte ad ingrassare i vini prodotti nei Grand Cru e in alcuni dei migliori Premier Cru. Oggi, tradizione ed innovazione si fondono per creare una lungimirante idea di vino, che non sia più solamente legata all’irreprensibile vena citrica degli Chablis, ma che riesca a render merito alle loro notevoli capacità strutturali.

L’azienda di Isabelle e Denis Pommier è tra i maggiori rappresentanti di questa fusione stilistica, che negli anni ha portato risultati tangibili sul mercato e tra la critica; a tal proposito rimane eccezionale l’exploit del loro Chablis “Aux Moines” 2010, che venne premiato da Robert Parker come il miglior Chardonnay del mondo, proprio in riferimento al millesimo 2010. La sede dei Pommier si trova nel villaggio di Poinchy, poco a nord del paese di Chablis, e possiedono 12,5 ettari di vigneti, tra cui spiccano ben 3 Premier Cru: Troesmes, Côte de Léchet e Fourchaumes. Lavorano cercando di assecondare il gusto creato dal territorio, evitando di plasmare eccessivamente i loro vini con tecniche invasive che potrebbero modificare le qualità dei loro splendidi Chardonnay.
Quest’oggi degusto il loro Chablis Premier Cru “Troesmes” 2015, proveniente da una parte di vigna compresa all’interno del Premier Cru Beauroy, si tratta di un vigneto che è stato autorizzato a poter riusare il suo antico nome, che fa riferimento alla zona: la Côte de Troesmes.

AOC Chablis 1er Cru “Troesmes” 2015
100% Chardonnay raccolto da una vigna con piante di età compresa tra i 30 e i 70 anni, le due fermentazioni (tumultuosa e malolattica) vengono svolte per il 70% della massa in tini d’acciaio, mentre il restante 30% le effettua in legno. L’imbottigliamento avviene dopo 18 mesi di maturazione nei rispettivi contenitori.
Questo 1er Cru racconta tutta l’intensità e la prorompenza di un millesimo fortunato come il 2015, dove l’equilibrio climatico ha portato ad ottimi stati di maturazione delle uve e ha esaltato la potenza di un Premier Cru assolato e opulento. Si presenta di un giallo paglierino intenso e profondo, che con alcuni riverberi di luce sembra quasi deviare verso il dorato. È molto intenso e sprigiona ricchi profumi di nocciola e pesca sciroppata, a cui seguono sensazioni di cannella, semi di mandarino e caramella d’orzo. Con l’innalzarsi della temperatura emergono anche toni di polvere di gesso e sale affumicato. Il sorso è sinuoso, vive di una netta armonia strutturale, in cui acidità, morbidezza e salinità si equivalgono per creare un turbinio di palpabile piacere. Chiude con stile, mettendo in mostra una lunga persistenza gusto-olfattiva che richiama a se i sopracitati aromi di nocciolina e pesca sciroppata.
Da abbinare con un risotto al gorgonzola piccante coperto da tartufo bianco, saprà condurre la perdizione gustativa verso un piacere morbido e cullante.
Si tratta un Premier Cru con carattere, corpo e persistenza degno dei migliori Grand Cru di Chablis, un vero inno alla complessità e allo stretto legame con il proprio territorio!

TheMarchian.