
Semplice e un po’ schiva, la Garganega in gioventù sembra essere (per tante persone) un vitigno che produce vini easy to drink e poco complessi, tutto cambia quando le viene lasciato il tempo di crescere e affinare per anni in bottiglia, nei quali la timida e poco espansiva uva Veronese, riesce a creare una struttura tattile ed una complessità aromatica degne dei vitigni più decantati e apprezzati. Questa sera il Castelcerino (Cru aziendale tra le colline del Soave) 2014 di Filippi, riesce a farsi carico di questo pesante fardello, dimostrandomi come riesca a migliorare costantemente con l’affinamento. Giallo carico non ancora pienamente dorato, che mi appassiona, grazie ad un inspessimento strutturale frutto del tempo passato in bottiglia. Il naso trasmette le medesime sensazioni, complessità aromatica aiutata da lievi note ossidative e un’elegante accenno sulfureo che descrive la base vulcanica sulla quale cresce la Garganega sulle colline di Soave. La polposità è data dalle note fruttate che creano l’intelaiatura per le rinfrescanti note di scorza di lime e fiori gialli, poi come pennellate di un artista arrivano le note di resina e foglie di the, che aumentano intensità e carattere. Assaggiandolo ho la conferma di trovarmi di fronte ad un vino completo: ricco, sapido e sferzante grazie ad una venatura acida che attraversa la bocca elettrizzando il sorso dall’inizio alla fine, composto da susina gialla matura, scorza di lime, erbe aromatiche e tanta saporosità. Un vino che interpreto come la prova provata (scusate la ripetizione) che non si deve mai sottovalutare chi al primo impatto sembra schivo e timido, perchè con il giusto tempo saprà divenire forte e anche irriverente, stupendoci e facendoci ricredere!!
TheMarchian.