

Copyright http://www.andreapagliantini.com
Il secondo appuntamento di “Solisti in Penombra” ci porta alla scoperta di un’altra uva storica… il Colorino! Come dicevano i latini “in nomen omen”, poichè l’etimologia del nome deriva molto probabilmente dall’abbondante colore contenuto sia nella buccia dell’acino che nella foglia. Subito dopo la vendemmia è facile riconoscere le piante di Colorino, poichè sono le prime a colorarsi di rosso, facendo somigliare le vigne a dei coloratissimi quadri impressionisti. È una cultivar che somiglia molto alla vite selvatica, per cui sembra avere numerose sotto varietà, che differiscono tra loro per il fogliame e per la forma del grappolo. Alcuni suoi biotipi spontanei, (che crescono selvaggiamente nei boschi toscani) sono detti “Lambruschi”, il che fa intuire la natura di alcuni dei suoi sinonimi: “Abrostino”, “Raverusto”, “Lambrusco”, “Colore” ed “Abrusco”. Nei secoli della mezzadria (fino al 1970), era considerata un’ottima uva per il “governo all’uso toscano”, una pratica antica e molto suggestiva per la quale le uve di Colorino venivano fatte appassire su graticci (per circa 6 mesi) e successivamente venivano aggiunte al vino, facendo partire una seconda fermentazione. Questo procedimento (molto simile alla tecnica del Ripasso usata nel veronese) veniva utilizzato dai contadini mezzadri per arricchire la struttura del loro vino, solitamente debole e slavato poichè veniva prodotto con le uve di qualità inferiore rispetto a quelle del padrone. Per questa tecnica i contadini toscani preferivano utilizzare il Colorino, che grazie alla sua importante dotazione colorante (antocianica e polifenolica) gli permetteva di produrre vini freschi e piacevoli, adatti ad un consumo quotidiano molto rapido.
Descrizione Ampelografica:
Foglia: orbicolare, a base larga.
Grappolo a maturità industriale: di grandezza media o piccola, semi-spargolo, conico, una o due ali, peduncolo visibile, piuttosto lungo e robusto.
Acino: piccolo o medio, rotondo, abbastanza regolare.
Vinaccioli: in numero medio di due per acino.
Fenologia:
Germogliamento: dalla prima alla seconda decade di aprile a seconda dell’esposizione; quasi contemporaneamente al Sangiovese.
Fioritura: precede di poco il Trebbiano e la Malvasia e segue immediatamente il Sangiovese; prima decade di giugno.
Invaiatura: seconda decade di agosto.
Maturazione dell’uva: subito dopo il Sangiovese; terza decade di settembre.
Caratteristiche ed Attitudini colturali:
Produzione: media e costante.
Resistenza alle malattie: ai comuni parassiti della vite presenta una resistenza normale; in talune esposizioni si mostra sensibile agli attacchi dell’oidio.
Le principali denominazioni in cui è consentito l’uso di questa varietà in Toscana:
DOCG
Chianti, Chianti Classico, Carmignano, Montecucco Sangiovese, Morellino di Scansano, Suvereto, Val di Cornia Rosso, Vino Nobile di Montepulciano,
DOC
Barco Reale di Carmignano, Cortona Rosso, Maremma Toscana, Montecarlo, Montescudaio, Rosso di Montepulciano, San Gimignano Rosso, Sant’Antimo, Val d’Arno di Sopra,
IGT
Alta Valle della Greve, Costa Toscana, Toscano o Toscana.

I vini ottenuti da uve Colorino tendono ad avere un colore intenso e fitto, che beneficia dell’estrazione dei molti antociani contenuti nella sua buccia. Principalmente esprimono profumi fruttati, usualmente riconducibili a frutti di bosco neri e rossi come: lamponi, fragoline selvatiche e mirtilli. Se maturati in legno si arricchiscono di toni lievemente speziati che riconducono al pepe nero e all’incenso. In bocca sono vini molto scorrevoli, in cui l’equilibrio tra le parti dure e le parti morbide è tale, da garantire una bevibilità spensierata, molto legata al concetto di serbevolezza ricercato dagli storici contadini toscani. La struttura lieve e piacevole di questi vini li rende interessanti in abbinamento con melanzane fritte in farina di mais o falafel al forno con hummus di ceci.
TO BE CONTINUED…

TheMarchian.