La sensualità del sorso – Rosso di Montalcino DOC 2015 – Querce Bettina

Montalcino è un nome altisonante, riconosciuto “worldwide” come la patria del Sangiovese d’èlite, declinato con il nome di Brunello, la grande invenzione del quintetto ottocentesco formato da Clemente Santi (nonno di Ferruccio Biondi-Santi), Tito Costanti, Riccardo Paccagnini e Giuseppe Anghirelli. Il solitario e talvolta irraggiungibile Brunello di Montalcino, fu creato per posizionarsi in un mercato abbiente, che chiedeva lusso, unicità ed altissima qualità della materia, che a tempo debito doveva convertirsi in ottimo investimento per capacità di invecchiamento e conseguente aumento del valore intrinseco. Creare un vino del genere (che resta in cantina ben 5 anni prima dell’immissione in commercio) rappresenta un’incredibile immobilizzazione da parte del produttore, che deve attendere anni prima di venir ripagato degli sforzi impiegati durante tutto il processo di produzione. Per questo motivo nel 1983 venne creata la prima DOC di ricaduta italiana, quella del Rosso di Montalcino. Fu una grande intuizione commerciale (sostenuta dall’allora Presidente del Consorzio, Enzo Tiezzi), che ha permesso ai produttori di creare un second vin, in stile Bordeaux, immissibile sul mercato già dopo un anno dalla vendemmia. Badate bene, non si tratta di un prodotto di qualità minore, bensì di una versione del Sangiovese ilcinese con minore maturazione in cantina. Molti sono i casi di Rossi di Montalcino, che riescono anche a superare i livelli qualitativi di alcuni Brunello, ma ce ne è uno in particolare che ritengo stagliarsi al centro di questo panorama di “fratelli minori”, vasto e variegato. Si tratta del Rosso di Querce Bettina, la bellissima bomboniera della famiglia Moretti incastonata tra i lecceti di Mocali, nel quadrante ad Ovest del paese di Montalcino. Una terrazza naturale, che guarda (dall’alto dei suoi 440 metri) la calda Val d’Orcia a Sud, il Monte Amiata a Sud-Est e le colline Metallifere ad Ovest. Qua, luce, terreno e ventilazione creano un ecosistema unico e pacifico, che fa innamorare ogni adoratore della natura e della tranquillità e permette alle viti di crescere con forza e serenità. Mi piace definirla un’isola felice, che grazie alla protezione dell’Amiata riesce, quasi sempre, a scansare temporali e dannose grandinate.

Le tre vigne viste dal satellite: La Cantina, Il Campone, Le Tre Querce
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Ecco, se dovessi descrivere Querce Bettina con una parola, oserei con il più autorevole sostantivo legato al mondo enoico… terroir. Si, perchè i vini buoni si possono fare ovunque (grazie alle moderne tecniche di lavoro), ma i grandi, anzi grandissimi vini si possono produrre solamente nei luoghi eletti da un’entità superiore, quale? Ma ovviamente quel divin Bacco dalle guanciotte rosse, che tanto amava il succo dei grappoli della vite. Il mio amore per i loro vini nasce da questi fattori fondamentali, che uniti alla bontà dei loro valori umani, mi porta a sentirmi parte integrante della famiglia. Siccome penso che i grandi vignaioli si riconoscano dai second vin, credo che il rispettoso lavoro di Roberto vada valorizzato soprattutto per quanto riguarda la produzione del Rosso di Montalcino. In questa degustazione ho scelto di parlare dell’annata 2015, bevuta durante uno dei momenti, per me, più significativi dell’anno… il pranzo di Natale. Un momento di riunione familiare, di cuori aperti e fraternità sanguigna, che permette di perpetrare le tradizioni, rimanendo ben aggrappati alle proprie e molto importanti radici genealogiche. Serve un calice ampio per contenere la ricchezza e la suadenza del Rosso di Roberto, che si presenta di un rosso rubino forte e profondo, che guadagna un po’ di punti di colore dalla maturazione in tonneau francesi. I profumi si descrivono come un vero e proprio panorama di sensazioni accattivanti e sensuali, composte in primis dal marchio di fabbrica che vede legarsi i ricordi di ciliegia e lampone ad una pungente sensazione di rosa rossa fresca. Si amplia a dismisura (rivelandosi di un’eccezionale complessità in riferimento alla sua categoria), facendo emergere una serie di voluttuose speziature, come il cardamomo verde essiccato, i chiodi di garofano ed il pepe di Sichuan, adornati da pacati spunti tostati di tabacco dolce e fave di cacao. Il sorso è ritmato, con tannini pregiati, che picchiettano il centro della lingua e permettono una chiara espressione aromatica, perfettamente attinente alle aspettative avute in precedenza. Le note di rosa rossa si fondono con le fave di cacao e lasciano scorrere il vino all’interno della faringe con innata sensualità e sorprendente corroboranza. Dà un pacato senso di comfort, che allieta il palato e invita senza indugi al secondo calice. Ecco, questo secondo me è un sorso sensuale, che con il suo charme inconfondibile mi lascia quasi abbandonare ad un momento di incontrollabile libidine.

TheMarchian.

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