Come cambia con le sabbie – Il Sangiovese di Romagna secondo Noelia Ricci

Sangiovese, sangue di Giove che scorre tra le vigne di mezza Italia, il vitigno più diffuso su tutta la penisola con ben 53.000 ettari vitati, un camaleonte che si adatta ad ogni luogo trasferendo al vino la vera essenza del territorio e dell’ambiente in cui si trova. Cangia come un bellissimo vestito da sera, mostrando i muscoli quando trova il galestro, dichiarando nervosità quando incontra il calcare, ammorbidendosi quando trova il clima caldo e diventando femmineo e levigato quando trova le semplici sabbie. Le sue versioni più mirabili e antiche sono sicuramente quelle che vengono prodotte tra Emilia-Romagna e Toscana (senza certo dimenticare le splendide espressioni di Marche ed Umbria), dove il Sangiovese si è radicato da secoli ed è riuscito a rivelare le sue straordinarie potenzialità. In queste due regioni si coltivano una settantina dei 130 cloni individuati in tutta Italia, che si sono mutati nel tempo e che hanno sviluppato un’unione idilliaca con l’ambiente pedo-climatico che li circonda. La Toscana è riconosciuta come la terra che lo esalta maggiormente, poichè riesce a donargli nerbo e stupefacente longevità, grazie all’habitat roccioso che favorisce l’amplificazione della sua caratteristica principale… l’acidità. Dall’altro lato però c’è la Romagna, formata da terreni più recenti e ricchi di sabbie, che gli donano un carattere smussato, femmineo e gioviale. Quà, sotto la Denominazione Romagna Sangiovese DOC si sviluppa la tradizione che ha saputo accoglierlo sin dal 1672, quando appare per la prima volta all’interno di un documento di affitto del Podere Fontanella. Una storia fatta da produttori che hanno saputo collegare magistralmente il Sangiovese al loro territorio, che non si può banalizzare pensandolo solamente legato alla caratterizzazione sabbiosa, bensì si sviluppa su ben 12 sottozone tra le province di Ravenna e Forlì-Cesena.

Cartina del Romagna Sangiovese DOC, in evidenza la sottozona Predappio

Partendo da Nord-Ovest si incontrano le argille rosse di Serra, poi i gessi di Brisighella, le argille brune di Marzeno, le Marne arenacee di Modigliana, le argille fertili di Oriolo, le argille marnose di Castrocaro, le argille minerali di Predappio, i terreni bruni di Bertinoro, le argille poco profonde di Meldola, le argille ocra di Cesena, i suoli ghiaiosi e arenacei di San Vicino e infine le argille sabbiose di Longiano. Insomma un vero tetris di suoli che partono dalle valli (a circa 60 metri di altitudine) e procedono verso l’appennino interno arrivando a sfiorare i 500 metri, in un percorso che vede aumentare la presenza rocciosa specialmente in vicinanza dei numerosi calanchi. L’areale del Romagna Sangiovese si può raccontare come se fosse una vera e propria Côte borgognona, in cui il Sangiovese svolge il ruolo del Pinot Noir modificando le sue peculiarità in base alla struttura morfologica del terreno, l’altitudine, l’esposizione e l’effetto del clima. Combinazioni variabili che originano vini diversi, capaci di esprimere tratti unici e particolari che andrebbero persi se i produttori decidessero di nasconderli con sovrastrutture o imponendo troppo la loro personale idea tecnica. Qua infatti si riescono a trovare molti esempi di come il rispetto del varietale e della sottozona, vengano utilizzati come linee guida imprescindibili, che collimano nella voglia di collaborazione per comunicare il vero gusto di questo radioso territorio.

I loghi di Azienda Agricola Pandolfa e Noelia Ricci – Copyright http://www.noeliaricci.com

Tra i produttori che meglio comunicano l’essenza del Sangiovese di Romagna c’è l’Azienda Agricola Pandolfa, che sin dal 1941 (quando il Commendator Ricci comprò la Tenuta) opera nella sottozona di Predappio, dove le marne sulfuree si incontrano le argille spugnose di Bertinoro e le arenarie di Modigliana. L’azienda si estende su circa 140 ettari, sviluppandosi su colline che vanno dagli 80 ai 340 metri s.l.m., trovando all’interno della sua proprietà zone elettive, definibili come veri e propri Cru. Proprio da una di queste, di circa 9 ettari, il proprietario Marco Cirese decide di creare un marchio a se stante che possa ripercorrere al meglio l’idea di Sangiovese di territorio, strettamente legato alla cultura contadina di un tempo. Per farlo, seleziona un appezzamento nel Cru di San Cristoforo, dove le vigne sono comprese tra i 200 e i 340 metri di altitudine e i terreni sono ricchi di marne calcaree e minerali sulfurei, che gli permettono di esaltare il carattere sapido e minerale del Sangiovese di Predappio. Nel 2013 produce la prima bottiglia sotto il nome di Noelia Ricci, un suo personale tributo alla nonna che negli anni ’80 dette la netta spinta qualitativa all’azienda. Questo sogno di ricerca della semplicità oggi è una realtà concreta che viene riconosciuta come un vero brand icona, che sintetizza al suo interno tutta la giovialità, l’immediatezza e la condivisione del vino romagnolo. Oggi degusto i due Sangiovese di Noelia Ricci… chissà se esprimeranno a pieno le differenze ambientali che li generano.

Romagna Sangiovese DOC “Il Sangiovese” 2018 di Noelia Ricci – a sx. la bottiglia e a dx. l’etichetta (copyright http://www.noeliaricci.com)

ROMAGNA SANGIOVESE DOC “IL SANGIOVESE” 2018
100% Sangiovese Romagnolo, coltivato in vigne tra i 250-300 metri s.l.m. su argille ocracee miste a sabbie e marne calcaree.
La fermentazione si svolge in acciaio per 18 giorni, dove rimane a maturare per ulteriori 6 mesi prima di andare in bottiglia.
Si presenta di un rosso rubino vivido e lucente, che mantiene la straordinaria trasparenza del Sangiovese, facendosi attraversare con sfrontata semplicità dalla luce. Il bagaglio odoroso è chiaro e nitido, concepito per essere impattante ma non esasperato. Infatti mette in mostra sensazioni fruttate di ciliegia e mirtillo selvatico, poi floreali legate indissolubilmente alla violetta che poi lasciano il passo alla coesistenza tra il ricordo della salamoia e la pietra focaia. Il sorso vive di un approccio immediato e scorrevole, che mette in mostra la polposità carnosa dei frutti già percepiti al naso e limita lo svolgimento delle parti dure (acidità e tannicità). La parte tattile è delicata, setosa e docile, e lascia spazio ad una piacevole chiusura sapida, che riprende integralmente quel sapore di salamoia già riconosciuto.
E’ un vino romagnolo, gioviale e disponibile, da godere con estrema semplicità e voglia di far festa.

Romagna Sangiovese DOC “Godenza” 2018 di Noelia Ricci – a sx. la bottiglia e a dx. l’etichetta (copyright http://www.noeliaricci.com)

ROMAGNA SANGIOVESE DOC “GODENZA” 2018
100% Sangiovese Romagnolo, coltivato in vigne tra i 300-340 metri s.l.m. su argille ocracee miste a sabbie e marne calcaree.
La fermentazione si svolge in acciaio per 28 giorni, dove rimane a maturare per ulteriori 8 mesi prima di andare in bottiglia.
Il vino si presenta di un rosso rubino pimpante e semi-trasparente, e si muove rapidamente mentre viene colpito e attraversato dalla luce. Il suo ventaglio odoroso è fragrante e quieto. Il primo impatto rivela toni floreali e delicatamente erbacei che sembrano descrivere l’incontro tra i fiori da giardino (rosa e geraneo) con la punta verde e rinfrescante della felce selvatica. La parte fruttata è dolce e matura, inconfondibilmente legata al ricordo di una piccola fragolina di bosco. Chiude con una speziatura innata che ricorda il fascino del pepe di Sichuan. In bocca il sorso è svelto e pragmatico, le note di fragola e pepe di Sichuan inondano il cavo orale grazie al lavoro pseudo-calorico svolto dall’alcol. Il calore è presente ma al tempo stesso delicato, e crea la giusta sinuosità per scavallare il gioviale impatto tannico e proseguire sino alla gustosa deglutizione. La persistenza aromatica intensa è caparbia e totalmente incentrata sul binomio frutta e fiori.
E’ un vino che scalpita e punge, ma sempre con misurata delicatezza, ottima espressione della parcella ideale, dell’altitudine e della maggiore estrazione dalle bucce. Sicuramente avrà un dinamico invecchiamento se conservato in bottiglia per 4-5 anni ancora.

Due vini che raccontano la storia del territorio, un fotogramma immediato della secolare coabitazione tra Sangiovese e la terra romagnola. Uniti dal marchio Noelia Ricci ma divisi dalla caratterizzazione che separa il singolo vigneto dalla selezione più ampia. Quindi avanti tutta con il Sangiovese di Romagna, che con il suo gusto suadente sa convincere anche un fiero campanilista toscano come me!

TheMarchian.

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