
Sono tre anni che assaggio, bevo e conosco i vini di Querce Bettina (splendida bomboniera sita nel versante Ovest di Montalcino, in località casina di Mocali) ho bevuto quasi tutte le annate, e ad oggi ho un panorama veramente completo nella mia testa. Posso dire di saper riconoscere i loro vini tra mille, perchè il mio cervello ha registrato attentamente la loro carica aromatica, fatta di generosi richiami alla flora ilcinese e alla semplicità dell’amore che Sandra e Roberto mettono in ogni loro gesto. Ormai dovrei essere abituato al loro gusto, eppur mi sorprendo ancor. E lo faccio tramite un sorso che genera sussulti veri e profondi, quello del loro Brunello Riserva 2012. Un’annata calda ed estratta (giudicata con 5 stelle dal Consorzio) che non mi ha mai impressionato, ma che rivaluto nell’istante in cui degusto questa perla di rarissima fattura. La prima impressione è legata ad un vino perfettamente intatto, quasi non toccato dallo scorrere del tempo, che sprigiona un colore delicato fatto di tenui riflessi granati reso ancor più affascinante dalla semi-trasparenza che lo fa trapassare dalla luce. Il corredo olfattivo è soavemente dedicato alla più pura espressione del Sangiovese maturato in tradizionali botti grandi. Parte con un rimando ai piccoli frutti rossi (come lamponi e ciliege mature) poi vive un attimo di ferrosità quando incontra il ricordo della segatura di rame, basta qualche secondo ed affiora la gentil nota dei fiori di violetta. Passa qualche minuto e si fa più profondo, mettendo in mostra gioviali note di scorza d’arancia amara, oli essenziali di agrume ed una straordinaria appartenenza all’ambiente circostante, facendo materializzare in un solo istante le note di incenso e terra bagnata. Grandioso, questo è l’incipit che mi aspetto dai più autorevoli rappresentanti del Sangiovese toscano! Poi passo ad assaporarlo, e qui l’emozione si fa visibile a tutti, entra con foga, mettendo in chiaro che la parte aromatica è perfettamente sviluppata (su toni fruttati, floreali e terrosi), poi passa allo scorrimento sulla lingua, dove le papille gustative vengono messe in moto da un’acidità ficcante e gioiosa. Il tannino appare qualche centimetro più avanti, quando sommandosi alla freschezza disegna un sorso ritto e centrale, fatto di notevole presenza tattile, vera manna per gli amanti (come me) del carattere più austero e rurale del Sangiovese. Non cede niente neanche nel finale, che appare insaziabile, grazie ad una salivazione che rilascia copiosamente liquidi nel cavo orale. Quando tocca la faringe si lascia andare in un vibrante finale che mette in evidenza il mio marker preferito: l’arancia sanguinella! E’ fascinoso perchè sà di genuinità, di famiglia e di rispetto per il terroir di Montalcino, ma soprattutto perchè il suo sapore rimane attaccato per sempre alla bocca ed allo spirito.
Questo è ciò che mi aspetto da Montalcino, la forza mista all’incontrovertibile eleganza, rari fattori che oggi trasportano la mia anima verso un nuovo e intenso innamoramento…

TheMarchian.