
Sabato sera, fa caldo e dopo una giornata passata in giro, sotto il sole cocente di un’estate finalmente arrivata, entro in casa in cerca di refrigerio e di un liquido che possa portare giovamento all’aridità del mio cavo orale. Sono davanti ad un bivio: scegliere la classica e sempre amata acqua naturale o osare con qualcosa di più figo e divertente…non ci penso neanche 5 secondi, ovviamente scelgo la seconda strada, perchè si sa noi Sommelier siamo sempre in cerca di creatività e figaggine. Apro il frigorifero e con grande foga afferro una bottiglia trasparente, con il tappo a corona e un’etichetta che mostra la piantina del Cru “Vigna del Cristo”. Al suo interno scalpita il Lambrusco di Sorbara ancestrale più Figo che c’è: il Radice di Paltrinieri; lo stappo velocemente e lo nobilito servendolo in calici che usualmente utilizzo per i Metodo Classico. Lo guardo e mi mette tanta voglia di berlo, grazie al suo rosa chiaro e opaco – per la presenza dei lieviti nella bottiglia – e alla sua spuma briosa e molto soffice, non esito oltremodo e cerco una rapida analisi olfattiva, che mi rimanda a note fruttate e aspre di melograno e ribes, arricchite dai petali di rosa e tocchi verdi che ricordano i raspi. In bocca è allegro, grazioso e rinfrescante, sta sempre bello teso e mi stuzzica le papille gustative con il brio delle bollicine e l’asprezza dei frutti rossi, finisce sapido e con un lieve ricordo dolce di caramella alla fragola. Estremamente serbevole e dinamico, mai stucchevole e pericolosamente beverino, per me è un gran bel vino, che esalta un vitigno troppo spesso scanzonato, dandogli linfa e piglio che rimangono nel gusto e nel cuore di chi lo beve. Golosamente, lo abbinerei ad una focaccia ligure ripiena di Mortadella di Bologna o anche su di una pizza bianca condita con Burrata, Salmone Norvegese lievemente affumicato, germogli di crescione e pepe nero grattugiato.
TheMarchian.