31 anni d’emozioni – Magnum Fontalloro 1987 – Fèlsina

Non ero ancora nato quando, nel 1987, a Castelnuovo Berardenga venivano vendemmiate le uve, di Sangioveto, che sarebbero andate a creare questo emozionante IGT di Felsina. Lo apriamo oggi, dopo quasi trent’anni di riposo in magnum, per bagnare il pranzo estivo degli assistenti AIS della delegazione di Firenze e mi viene affidata l’ardua e temuta impresa di stappare un sughero che, sicuramente, darà molti grattacapi. Con movimenti lenti e cadenzati riesco ad estrarre i 3/4 del tappo, che però si spezza lasciando all’interno del collo la sua, sbriciolante, parte finale, dopo qualche minuto di massima concentrazione e sudore freddo purtroppo non riesco ad evitare che qualche residuo finisca nella bottiglia, la lasciamo respirare e cominciamo il pranzo. Dopo un’attenta filtrazione nel decanter arriva il suo momento e non delude minimamente le grandi aspettative che avevamo, anzi dimostra una perfetta evoluzione in bottiglia che ne ha preservato vitalità e piglio. Appare di un caldo rosso granato scuro, che mi rimanda col pensiero alla sua zona d’origine accompagnato da una buona consistenza, non troppo pesante, ed una grazia che svela il grande lignaggio a cui appartiene. Al naso è scatenato, sia per verticalità che per complessità, riuscendo ad intersecare tanti profumi, in diversi step evolutivi, con un ritmo cadenzato che mi colpisce ogni volta che rimetto il naso nel calice. Il primo impatto è balsamico, che mi ricorda l’alloro e la resina, successivamente arriva un’ esplosione di prugna secca cicciona e polposa coadiuvata da violetta e petali di rosa appassiti con un contorno ematico e terroso di ferro e sottobosco. Lasciandolo respirare emergono la liquirizia e il cuoio, incupite da ginepro e chiodi di garofano, la nota di grafite arriva giusto un attimo prima del ricordo di una caramella al rabarbaro e di un finale che sa di scorza d’arancia. Si dimostra cangiante anche in bocca partendo morbido e con tanta balsamicità e terminando, dopo qualche minuto di ossigenazione, duro e tannico mettendo in mostra una vitalità emozionante, giocando sulla grande serbevolezza e quel finale di arancia sanguinella che tanto piace a noi amanti del Sangiovese. Questa sua capacità di ringiovanire ad ogni sorso è veramente appassionante, perchè riesce a coinvolgere tutti e quattro i sensi stimolando il riaffiorare di tanti ricordi legati a momenti del mio passato. Mi capita raramente di degustare vini più che maggiorenni e ogni volta rimango affascinato da come il vino sia vivo e riesca a stimolare il mio inconscio, regalandomi esperienze indimenticabili che catalogo nel mio cuore e che faccio emergere ogni volta che mi voglio emozionare.

Grazie a Massimo e a tutta la delegazione AIS di Firenze per la grande opportunità di aver potuto degustare un vino che sa parlare all’anima.

TheMarchian.

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