
…Dopo la breve pausa, servita a riequilibrare i nostri palati, decidiamo di ripartire dagli spumanti. Quasi guidati dalla dea bendata giungiamo innanzi la zona riservata al TRENTODOC, nel preciso istante in qui stanno aprendo il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2006 di Ferrari. Rapidi come felini non ci lasciamo sfuggire l’occasione e riusciamo ad averne un po’ prima della fine della bottiglia ( uno spumante ammaliante, per la sua grande complessità, la grande finezza e l’incredibile persistenza). Dopo questo grande incontro andiamo a scoprire la Romagna soffermandoci su un’ Albana di Romagna in Anfora Vitalba 2016 di Tre Monti (particolare vinificazione in anfora in versione secca, mantiene tutte le caratteristiche aromatiche del vitigno con una bella piacevolezza in bocca). Rimanendo nel centro Italia, passiamo all’Umbria dove la prima tappa è il Cervaro della Sala 2015 di Antinori (uno dei grandi bianchi italiani, complesso e persistente con doti di acidità abbinate all’affinamento in barrique). Passiamo dunque ai rossi con il Torgiano rosso riserva Rubesco 2012 di Lungarotti. Poi il Sagrantino di Montefalco Collenottolo 2013 di Tenuta Bellafonte ed il Sagrantino di Montefalco 25 anni 2013 di Arnaldo Caprai (entrambi campioni di tannino, concentrazione di frutto e bella persistenza). Dopo una rapida occhiata alla mappa decidiamo di andare a degustare qualche Amarone del Veneto, per trovare prodotti adatti ai freddi dopocena invernali. Ci approcciamo con due grandi vini: prima l’Amarone Classico della Valpolicella 2009 di Bertani (di grande eleganza e bevibilità, ottimamente bilanciato con una nota calorica non troppo invasiva) poi l’Amarone Classico della Valpolicella Cent’Anni Riserva 2008 di Trabucchi di Illasi (corposo e di bella densità, in bocca pieno e materico con una grande persistenza). Decidiamo di proseguire il percorso tra gli appassimenti, andando in Lombardia; dedicandoci prima ad uno Sforzato e poi ad un Passito da Moscato di Scanzo. Partiamo dallo Sfursat Fruttaio Ca’Rizzieri 2013 di Aldo Rainoldi (colore classicamente di buona trasparenza ma di grande impatto visivo, bella intensità di confettura di frutta e note speziate, in bocca suadente e lungo) per poi concederci ad un Valcalepio Moscato Passito di Gandosso 2005 di Tallarani (morbido e corposo, dolce ma con ancora un’interessante vena acida che invita all’assaggio più e più volte). Dal Nord Italia ci spostiamo verso il Sud prendendo come prima tappa la Puglia. Qui su tutti ci ammaliano particolarmente il Graticciaia 2013 di Vallone (complesso, salmastro, intenso con sia fruttato che floreale, in bocca intenso e lungo con giusti accenti speziati) ed il Gioia del Colle Primitivo Polvanera17 2014 di Polvanera (che esprime grande balsamicità unita a nitidi riconoscimenti di liquirizia, spezie dolci e prugna secca, reso immenso dalla bocca, piena ma elegante allo stesso tempo). Dopo queste grandi esperienze decidiamo di attraversare latitudinalmente l’ Italia, andando fino in Sardegna. Qui ci colpiscono due grandi eccellenze: il Turriga 2013 di Argiolas (Cannonau in maggior parte ampio e sinuoso, riconoscibili tante spezie e frutta nera, in bocca morbido e seducente viene ravvivato dalla giusta sapidità) ed il Carignano del Sulcis Superiore Terre Brune 2013 di Cantina Santadi (naso ricco e ruffiano fatto di frutta nera matura, dolci speziature e piacevoli tostature, in bocca ha tutto quello che serve; dal sorso fruttato e pieno, al tannino presente, finendo con una lunga persistenza). A questo punto guardiamo l’ ora e notiamo con disappunto che la nostra giornata sta per terminare, intristiti facciamo un ultimo malinconico giro tra i tavoli di degustazione. Passando tra colleghi ed appassionati, tutti intenti a scambiarsi opinioni, anche in modo animato, notiamo che nella zona del Piemonte è scoccata l’ ora X, cioè le 18.30: il momento in cui viene aperta il tanto sognato Barolo Monfortino Riserva 2010 di Conterno. Con grande slancio ci dirigiamo proprio lì, di fronte al sommelier intento all’apertura del mostro sacro. Così come noi, vediamo affluire una quantità enorme di curiosi, creando una fila paragonabile a quella che si forma alla vendita del nuovo i-Phone. Riusciamo ad ottenerne un unghia, ci facciamo da parte e cerchiamo di dargli lo spazio che merita. Ci confrontiamo e giungiamo ad un unica conclusione: è un vino carnoso, vibrante, indomato, ancora ricco di asperità, ma già molto complesso, con un tannino a piena bocca di grandioso livello, in pratica un bambino che ha di fronte a se una evoluzione infinita. Costretti dal terrore di perdere il treno lasciamo il the Mall di Milano, con tutt’intorno a noi la nebbia che sta sopraggiungendo. Essa ha il potere di amplificare questa sensazione di malinconia e distacco, da quel caldo, morbido e profumato ambiente quale è il padiglione di degustazione. Così, tristi come i bimbi che escono dal Luna Park, ci troviamo a percorrere le fredde strade milanesi con in bocca e nel cuore il caldo ricordo di una straordinaria giornata passata a conoscere i più grandi prodotti enoici italiani, che se pur finita lascerà in noi nitidi e tangibili ricordi di vini indimenticabili.
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