
Da sempre momento di unità e festeggiamento, la cena della Vigilia di Natale è una tradizione che ogni anno ci vede seduti intorno al tavolo, rivelandosi una di quelle occasioni in cui manifestare tutto l’amore e l’affetto verso i familiari. La sera della Vigilia vive di uno spirito forte, forse anche più bello di quello del giorno di Natale, poichè incarna l’attesa, sensazione comprendente tanti nostri pensieri: curiosità, aspettativa, incertezza, paura, ma anche stupore, soddisfazione e gioia. Nella mia famiglia abbiamo sempre festeggiato con grande trasporto questo lieto momento, perchè concentra tutta l’intimità del nostro nucleo familiare. La cena, rigorosamente a base di pesce, diventa quindi una piacevole occasione per aprire bottiglie importanti, in grado di accompagnare con brio ed eleganza le varie portate. Una volta terminata, come vuole la tradizione, arriva il momento che fin da quando siamo pargoletti aspettiamo con maggior trepidazione: lo scarto dei regali! Al quale non attribuisco un significato meramente commerciale e consumistico, bensì la voglia di racchiudere all’interno del pacco un’emozione, fatta dagli interessi e dalle passioni del ricevente. Durante questo momento, di gioia condivisa, si crea un’atmosfera romantica…il caldo tepore casalingo avvolge i nostri corpi e riscalda i nostri cuori…le ritmate lucine dell’albero creano un movimento ambientale che scandisce il passare del tempo e gli odori provenienti dalla cucina ci ricordano la prelibatezza della cena. Quest’anno durante lo scarto dei regali, con mio fratello Simone, abbiamo avuto l’idea di aprire una rarità. Creando inconsciamente una nuova tradizione… La scelta, è ricaduta sull’introvabile Riserva Bruno Lunelli 1995 di Ferrari.
Una bottiglia speciale creata, nel 1995, per festeggiare la prima edizione dedicata al discepolo di Giulio Ferrari. In quell’anno, dai vigneti di famiglia, vennero selezionate le migliori partite di Chardonnay, lasciate a riposare per ben undici anni prima della messa in commercio. Un prodotto eccezionale, frutto di un’annata straordinariamente longeva.
Un’unicità sia per numero di bottiglie prodotte (3.600) che per la inusuale forma, impossibilitata a stare ritta a causa del fondo convesso.
Conservavamo questo gioiello da due anni, aspettando la giusta occasione.
Sinceramente, non sapevo cosa aspettarmi, poichè avevamo dinanzi due possibili scenari: trovare un vino vivo ed in perfette condizioni oppure visti i tanti anni passati in bottiglia, un vino vecchio e spompato. L’emozione principale era la grande aspettativa che riponevo in questa bottiglia, ammetto che la paura di non trovarla nel suo stato di massimo potenziale mi faceva battere forte il cuore. Come quando si esce per la prima volta con qualcuno, quando nei minuti precedenti torneremmo volentieri sui nostri passi, per paura di una figuraccia, di non essere all’altezza, di rovinare tutto, consapevoli di quanto sia importante la prima impressione. Il segreto sta forse nel coraggio di non tirarsi indietro ed affrontare le nostre paure, osando per poi trovare la giusta confidenza. Allo stesso modo, ho preso animo ed ho estratto il tappo a fungo…pfffffff…questo è stato l’incoraggiante suono dell’ anidride carbonica ancora ben presente. Versandolo nel calice è stata una bella sorpresa vedere come il perlage fosse ancora vivo e vegeto, formato da piccolissime perle che salivano copiose verso la cima. Per niente affaticato dall’età, il colore splendeva giallo dorato. Avvicinandolo al naso la prima impressione raccontava una giusta ossidazione, che si esprimeva con note di mango candito, cera d’api e mandorla tostata. Appena il tempo di interpretare questo incipit, che i sentori erano già cambiati, virando su note dolci come: pan brioche, zucchero filato, burro fuso e crema pasticcera. Denotava grande ricchezza, esprimendo anche note speziate di vaniglia e cannella, poi frutta secca e caffè tostato. Dandogli ancora un po’ di tempo, si spogliava della terziarizzazione esprimendo chiare note di agrumi canditi, fiori gialli e miele d’acacia. Dopo una tale ricchezza, mi aspettavo un vino pesante e un po’stucchevole…invece no!! In bocca sembrava ancora una spremuta d’agrumi, incredibilmente vivo e senza cedimenti. La spuma morbidissima, creava un carezzevole massaggio, sviluppandosi in un movimento sinuoso dall’entrata fino alla deglutizione. La lunga persistenza richiamava ancora note dolci di vaniglia ed agrumi canditi. Una vera e propria sorpresa, a tratti estasiante, per la sua capacità di aver mantenuto dopo ben 22 anni un’invidiabile vivacità. Devo ammettere che in quel momento è risultato il miglior abbinamento allo scarto dei regali, poichè abbiamo vissuto il sovrapporsi delle medesime emozioni. La paura e l’incertezza dell’attesa, si sono tramutate in stimolanti certezze, regalandoci una viglia di Natale destinata a non rimaner dimenticata…
theMarchian