
Terroir: è un termine elaborato dai francesi, per spiegare quali siano le condizioni necessarie a creare uno stretto legame tra i vini e le loro zone di provenienza. Esso è composto, principalmente, da tre fattori: il vitigno, la territorialità ed il savoir faire dei vignaioli. Uno dei terroir mitologici Italiani è proprio Montalcino, circa 3.600 ettari di vigneti situati nella provincia di Siena. E’ una terra fortemente vocata alla coltura della vite, le cui potenzialità erano già state intuite dagli Etruschi, poi proseguite nel corso dei secoli come una delle attività principali della zona. Verso la fine dell’ 800′ le sperimentazioni di alcuni produttori, portarono alla moderna e geniale intuizione della creazione del Brunello di Montalcino. Un vino che fin dalla sua nascita aveva l’aspirazione di entrare a far parte dell’elite enologica. Prodotto da un particolare clone del Sangiovese, chiamato Sangiovese Grosso, che aveva dimostrato di poter creare un profondo legame con l’eterogenea terra montalcinese. Una terra formatasi in ere geologiche diverse, con stratificazioni variabili a seconda delle zone. Alle caratteristiche naturali viene poi abbinato un rigido disciplinare, che prevede la messa in commercio del Brunello dopo ben 5 anni dalla vendemmia. Ad oggi è uno dei vini più apprezzati nel mondo, anche per la sua grande capacità di poter affinare per decine e decine di anni.
Più di 200 sono i produttori, un bel mix tra grandi nomi affermati e piccole realtà in cerca di visibilità; tutti accomunati dalla voglia di creare un vino che possa esprimere ogni sfaccettatura dei diversi terreni di Montalcino. Una di queste piccole realtà si chiama Querce Bettina, sita nella zona sud-ovest a 400 mt s.l.m. con terreni misti tra argille e galestro, che si affaccia su tutta la Val d’Orcia. Avendo avuto la possibilità di visitarla ho potuto capire di persona quanto incida questo mix tra clima, ambiente e terreno per la realizzazione di un Brunello elegante, profumato e con una grande longevità. Il giorno della visita, i proprietari Sandra e Roberto, ci hanno accolti con garbo e gentilezza, organizzandoci una degustazione con tante specialità culinarie abbinate a varie annate dei loro vini. L’atmosfera era quella del pranzo della domenica, eravamo tutti intorno al tavolo ad ascoltare la descrizione di ogni vino, alternando formaggi ed affettati, crostoni e sottaceti, pancetta e dolcetti. La situazione perfetta per apprezzare al meglio ogni vino, ed al contempo confrontarci con gli appassionati proprietari. Abbiamo avuto l’opportunità di degustare “Il Campone 2015” (Sangiovese grosso in purezza solo acciaio), il “Rosso di Montalcino 2012”, il “Brunello di Montalcino 2009” ed “Il Brunello di Montalcino Riserva 2007”. Un grande privilegio ed una grande opportunità di comprendere le differenze tra gli affinamenti e le loro evoluzioni nel tempo. Nonostante la Riserva 2007 fosse un vino di straordinaria complessità ed eleganza, mi emozionai con il Brunello 2009. Durante la sua degustazione rimasi fortemente colpito dalla sua capacità di mutare continuamente dentro al calice, sviluppando di minuto in minuto profumi, aromi e gusti sempre in evoluzione. Il vino si presentava di un bel rosso granato, con una luminosità che colpiva (chiaro segno di un’acidità ancora ben presente), girandolo nel calice creava un ammaliante movimento sinuoso, quasi setoso. Avvicinandolo al naso il primo impatto rimandava ad un bouquet composto da rose e violette di campo, accompagnati dalle note fruttate riconducibili ai piccoli frutti rossi, quali ribes, lamponi e ciliegie. Dopo qualche istante si arricchivano di note balsamiche simili alla foglia di menta, qualche lieve impressione di scorza d’arancia e piacevoli sentori speziati, quali pepe nero, chiodi di garofano e cardamomo. Il tutto accompagnato da una chiara nota minerale. Dopo qualche minuto stupiva ancora modificando la maturità delle note fruttate, andando a richiamare la ciliegia sotto spirito e l’amarena, poi ancora delle note ferrose, ematiche e chiuse nel finale da tabacco, cuoio e cioccolato fondente. Un continuo susseguirsi di sensazioni, delicate ed eleganti, ma mai invasive. La degustazione doveva però proseguire con l’assaggio, e qui il Brunello 2009 creava la magia. In bocca entrava centrale animato da acidità e tannino, riportando le stesse sensazioni percepite al naso, in serie: violette, frutti rossi, lievi speziature con un finale bello sapido; la persistenza lunghissima ed incentrata sulle note agrumate di arancia sanguinella. Emozionante, un vino elegante, delicato, con una bevibilità eccezionale ed una completezza di sentori invidiabile, ai quali si abbinava una persistenza impressionante. Un vino completo, nel suo momento migliore, nel quale traspariva tutta la passione dei produttori, capaci di fare esprimere tutta la particolarità del loro terroir. Largo ai Piccoli, questa è la favola della piccola Querce Bettina, 2,5 ettari di vigneti, che si sta facendo largo tra i grandi nomi montalcinesi.
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