
I vulcani sono luoghi con due facce, ambienti fertili e colorati e al contempo luoghi possibilmente inospitali in caso di eruzione. Il siciliano Etna ne è un grande esempio, sulle sue coste tanti produttori hanno recuperato un ambiente ideale per creare grandi vini, caratterizzati da un terrorir difficilmente imitabile. Su queste terre scure si coltivano principalmente Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio (per produrre i rossi) e Carricante (per i bianchi). Qua si cerca di produrre vini eleganti, dinamici e longevi, sfruttando un clima fresco e alto, quasi di montagna, che viene magicamente mitigato dall’influsso del caldo mar mediterraneo. In questo areale si respira la tradizione, legata sia alla coltura della vite, tipicamente allevata ad alberello, che all’antico concetto di zonazione, mirato ad individuare i migliori cru. È proprio su queste splendide terrazze vulcaniche, che nasce un vino “quantico” realizzato tramite una particolare commistione tra pratiche biologiche e principi di fisica quantistica, volti a migliorare il più possibile la salubrità e l’adattamento perfetto dei vitigni. In questo blend rientrano anche Catarratto e Grillo, che lavorati con artigianalità danno origine a questo ricco e stratificato concentrato di spirito meridionale. 24 ore di macerazione e qualche anno in bottiglia mi portano a conoscere un vino eccitante, dotato di un’energia coinvolgente, che cambia continuamente senza lasciare il minimo spazio alla benchè minima noia. Il colore è giallo intenso, con qualche riflesso di oro verde, intenso come il sole siciliano. Al naso è un insieme di tanti strati, emoziona la mia mucosa olfattiva con una costanza impressionante, parte sulfureo, quasi gommato, poi si fa floreale, e nell’insieme gelsomino e zagara si distinguono senza fatica, mentre le note fruttate sono messe in evidenza da Ananas sciroppato, mandarino e mango acerbo. Vaniglia e mandorla tostata delineano la speziatura, mentre alloro, the e camomilla intensificano la parte secca del suo profilo aromatico. In bocca ha una grassezza che per un attimo ricorda quella di un Mersault, ma l’attimo dopo arriva l’eclatante caratterizzazione salmastra, che proprio come l’acqua di mare, lascia in bocca un finale salato elegante e corroborante! Insomma è un agile e godurioso mix tra sensazioni, che coniugano la freschezza dell’altitudine, l’intensità del sottosuolo e l’imprinting marittimo della sua natura isolana. Una bottiglia è poca perchè si beve con gusto e facilità, per supportare la tesi degli abbinamenti inusuali l’ho provato accanto ad una pizza con speck, scamorza affumicata e funghi chiodini… una vera libidine!!
TheMarchian.