
Coerenza, passione e rigore sono le straordinarie doti umane di Vincenzo Tommasi, un vignaiolo o “garagiste”, come direbbero i cugini d’oltralpe, che vive tra le luminose vallate del Casentino. Qua, immerso nel rigoglioso panorama appenninico, da più di 15 anni sta lavorando ad un progetto che unisce tecnica e artigianalità (nei lavori di vigna e cantina) a passione e rispetto (per la terra che lo ha cresciuto e che gli sta dando tante soddisfazioni). I suoi forti principi morali e la sua attitudine alla sostenibilità, lo portano ad unire l’agricoltura biologica ad alcune tecniche biodinamiche, che – secondo lui – creano un equilibrio ambientale atto a preservare la fertilità del terreno e la bellezza paesaggistica di un luogo ameno ai piedi dell’appenino tosco-emiliano. Il Podere della Civettaja si trova a Pratovecchio di Stia (in provincia di Arezzo), sul versante esposto a sud di una collina che dall’alto dei suoi 500 metri di altezza guarda la valle dove scorre il neonato Arno, che sgorga dalle fonti del vicino Monte Falterona. In questo clima sereno e tranquillo, Vincenzo, ha deciso di intraprendere una sfida romantica e allo stesso tempo intrigante, quella di impiantare barbatelle di Pinot Nero provenienti dalla Borgogna, con la forte convinzione che la sua splendida terra sarebbe stata in grado di replicare l’impatto carismatico, degli amati Pinot Noir della Cote d’Or. L’avventura cominciò quando lui, già enologo di professione, nel 2002 decise di acquisire i primi 2 ettari (dei 4,5 odierni) sulla collina della Civettaja, una base prevalentemente argillosa, che ad oggi vede impiantati ben 9.000 ceppi per ettaro. Dalle sue gioviali vigne inerbite, ricava tre Cru: Alberelli (la vigna più minerale e fresca posta a 500 metri di altezza), Schegge (la vigna intermedia, più produttiva) e Romolino (la vigna più bassa, composta dal 65% di argilla), che fermentano all’interno dei suoi 55 metri quadrati di cantina. In questo piccolo ambiente si palesa la sua personalità calcolatrice, che con attitudine geometrica incastra ogni oggetto con precisione assoluta. Da una parte la sala di fermentazione (contente vasche di cemento, Tonneau e Barrique usate) e dall’altra, la sala della maturazione dove 12 Barrique si accatastano precisamente per contenere le tre vinificazioni separate dei diversi appezzamenti. Essi vengono poi uniti nel cemento, dove per 11 mesi hanno modo di unirsi in sposalizio, con il fine di legare eleganza, struttura, freschezza, verticalità e aristocraticità in un unico sontuoso e suadente abbraccio d’amore. Assaggiando il suo Podere della Civettaja 2015 si ha proprio questa determinante percezione, lo scorrimento cadenzato di ogni elemento, che all’unisono si muovono per portare delle suggestioni che emotivamente rimandano alla Borgogna. Il suo rosso rubino luminoso e semi trasparente si muove sinuoso nel calice, quasi a mostrare gioia e femminilità, che poi si confermano al naso, palesando quella ferrosità rugginosa tipica del Pinot Nero. Si allarga, mostrando ricchezza sensoriale e pulizia aromatica, che ne delineano i tratti di uno stile rigoroso e ricercato. La delicata successione dei profumi mi rimanda al fruttato di ribes nero, creme de cassis e lampone, e successivamente al floreale della violetta appena colta, mentre la descrizione della parte speziata viene affidata a chiodi di garofano, pepe in grani e soffici tocchi dolci di vaniglia. Tutti questi elementi aromatici vengono graziosamente collegati tra di loro da una rinfrescante balsamicità che ricorda le di foglie d’alloro appena staccate dalla pianta. Nel momento in cui varca la soglia della bocca, attacca sontuoso e avvolgente grazie ai ritorni fruttati percepiti al naso, poi sfila via scorrevole con piacevoli rimandi acido-tannici, che elettrizzano il sorso (di succo d’arancia e liquirizia amara). La chiusura che arriva dopo la deglutizione si addolcisce, evidenziando piccoli tocchi speziati e perduranti spunti lievemente boisè. Dinamico e tattile si descrive come un PN coraggioso che con umiltà e fierezza parte dalla campagna casentinese per andarsi a confrontare con i mostri sacri della Côte de Nuits. Sorprende per la sua verve scattante, un carattere non comune, che arriva a premiare con estrema sincerità il grande sforzo fatto da Vincenzo per concepirlo e crescerlo fino ad ora; come se inconsciamente, il vino, si elevasse a rappresentare la voglia e la passione di un uomo veramente innamorato del suo lavoro.
TheMarchian.