A cena con Montevertine – Parte 2

Brusio e calore aumentano…ognuno di noi cerca di fare partecipi gli altri delle emozioni suscitategli dai vini finora degustati. Ogni tavolo, è impegnato in animati dibattiti dai quali scaturiscono insanabili scissioni.
Al nostro, io e Chiara sosteniamo con forza la candidatura del “MONTEVERTINE 2002” a campione della serata, mentre Alessio ed Iris controbattono donando lo scettro di vincitore al “SODACCIO DI MONTEVERTINE 1998”.
Per fugare ogni dubbio, corrompiamo il gentile cameriere a versarcene ancora…ma niente, ognuno rimane della propria idea.
Solo adesso comprendiamo la grande utilità del megafono di Giampiero, il quale, non esita ad utilizzarlo per richiamarci all’ordine.
Con educazione ci silenziamo ed ascoltiamo Martino introdurre gli ultimi due vini della serata: il “LE PERGOLE TORTE 2008” ed il “CHIANTI CLASSICO 1980”.
“Annate difficili”, dice, “nelle quali le nostre uve sono state messe a dura prova.”.
Per la 2008, ci spiega di un netto calo di produzione, dovuto ad una grave difficoltà di maturazione dei frutti. Condizione che ha portato alla nascita di un vino dal carattere maschio e robusto, perfetto per il lungo affinamento.
Ovviamente non può cavarsela così facilmente…incalzato da Giampiero si lancia nel racconto della leggendaria storia del PERGOLE TORTE.
Ci parla di un’avventura, cominciata ben 50 anni fa da suo babbo Sergio, Giulio Gambelli e Bruno Bini, colma di abilità, testardaggine, orgoglio, artigianalità e tanta, tanta, tanta passione.
Nei suoi occhi si percepisce la commozione nel ricordare, chi prima di lui ha contribuito a tracciare un percorso netto ed intangibile, difeso con carattere fiorentino da tutto e da tutti. Una filosofia al passo coi tempi, seppur radicata nella territorialità e nella cultura contadina, di cui oggi Martino è fiero ed orgoglioso rappresentante.
Ci fa capire, che il suo lavoro mira a fare esprimere le particolarità di ogni annata, senza segreti o scorciatoie, dice: “Noi facciamo il vino come 50 anni fa, certamente con l’ausilio di maggior tecnologia, ma con lo stesso identico procedimento: cemento per vinificare e legno per maturare.”.
Per niente intimorito da questa grande eredità, si dimostra fiero e convinto nel rispondere a qualche provocazione: “Il vino si fa come lo voglio io, se non è così non esce!”.
Si, lo so! Sarà pure una storia sentita e risentita, ma io rimango molto colpito nell’ascoltarla per la prima volta dal vivo. Grazie alle sue parole comincio a fantasticare, cercando di ricreare nella mia mente le situazioni appena descritte.
Sono talmente assorto, che non mi accorgo che ci hanno appena servito il PERGOLE TORTE 2008. Alzo lo sguardo e vedo gli altri già intenti a degustare…
Velocemente, mi desto da questo sogno ad occhi aperti cercando di riprendere il filo della serata, afferro lo stelo, inclino il calice e noto subito un colore più intenso dei precedenti.
Lo avvicino al naso e mi sembra ancora un po’ chiuso, guardo gli altri e dico: “Anche lui è un timidone, lasciamolo ambientarsi per qualche momento…”.
Intanto che posiamo i calici, i camerieri stanno servendo il secondo piatto: una succulenta Pancetta di maiale con zolfini e marroni.
Sembra molto invitante, ma la nostra attenzione viene catturata da Giampiero.
Con dei decanter sta servendo il CHIANTI CLASSICO 1980…eccitati aspettiamo con ansia il momento in cui verremo serviti!
“Fermi tutti!”, esclama Martino, “questa bottiglia non è perfetta.”. Si alza e scappa in cantina. Sta andando ad aprire la 3 litri di scorta, comprendendo che ci vorrà ancora un po’ iniziamo la degustazione del PERGOLE TORTE.
Rubino scuro, cupo e concentrato, si fa carico del suo grande blasone, donandoci ampiezza e profondità. Frutta di bosco, rose e viole, cuoio, ferro e tabacco sono intervallati da tostature e richiami al sottobosco. Il tannino, succoso e presente si muove districandosi, elegantemente, tra frutta scura e fresca scorza d’arancia.
Interminabilmente avvolgente, vitale ed ancora indomato è un valoroso rappresentante del suo nobile casato. Ci entusiasma, perchè è solamente al primo step della sua lunga carriera. “WOW, che eleganza!”, esclamo con sentito trasporto.
Per una volta siamo tutti concordi, abbiamo di fronte un grande vino!
Curiosi, azzanniamo con misurata voracità la nostra pork belly, trovando l’abbinamento perfettamente equilibrato.
Terminato il servizio dell’ultima “perla”, Martino alza il calice e dice:” Questo è il vino fatto da chi oggi non c’è più, quindi fategli un grande applauso, perchè il merito è tutto loro!”. Colpiti da tanta sincerità ed umiltà ci uniamo in coro al tributo della sala.
Si tratta di una bottiglia storica, il CHIANTI CLASSICO 1980, l’ultima annata prodotta con lo stemma del Gallo Nero.
Trepidante do un rapido sguardo al suo colore: è cristallino come un rubino prezioso, unisce brillantezza a trasparenza, talmente integro da non lasciar presagire neanche uno dei suoi 38 anni.
Al naso mi avvolge in un’inebriante sequenza di profumi: violetta, ciliegia, lampone, scorza d’arancia, menta e carne cruda. Con calma si palesano anche i terziari: cuoio, liquirizia, china, ruggine, sigaro toscano e l’inaspettato ricordo del camino spento.
Vivido e cangiante, in bocca non è da meno. Il sorso è dinamico, animato da una toccante acidità, che insieme al tannino crea un passo a due di infinita piacevolezza.
Fresco, fine ed elegante è la reale impersonificazione dell’ armonia.
Mi colpisce nel profondo, rimango folgorato dalla manifesta eleganza di questo quasi quarantenne. Lo finisco, mentre una leggera lacrima solca il mio zigomo, sono davvero emozionato, perchè sto comprendendo solo adesso il grande valore del suo territorio di nascita.
La serata giunge al termine, prima di lasciarci andare Martino e sua moglie Liviana ci ricordano ogni singolo collaboratore di Montevertine: ” D’altra parte io ci metto la faccia, ma il vino lo facciamo tutti insieme!”.
Sono triste perchè è finita, emozioni come quelle di stasera sono come droga, più ne hai più ne vorresti…
Usciamo, nel buio della notte, passeggiamo e la tristezza poco a poco si dirada, fino a dissolversi.
Lascia spazio ad una sincera felicità, quella di esser stato appassionato testimone di un irripetibile pezzo di storia chiamato MONTEVERTINE!!

FINE

Themarchian

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