
“Il RE dei vini, il vino dei RE”…si, lo so che è il Nebbiolo lo straordinario protagonista di questa storica frase, ma durante una degustazione alla cieca questo grande Grignolino è stato capace di interpretare in tutto e per tutto le caratteristiche organolettiche del principe dei vitigni piemontesi, tanto da confondere le certezze di molti di noi… Ha un colore mattonato scuro, vivace e molto trasparente, che si muove sinuoso sulle pareti cristalline del mio calice, suggestionando il mio inconscio che subito si fa trasportare in un viaggio mentale tra le colline piemontesi. Viaggio che continua appena comincio ad annusarlo, mi richiama subito un imprinting territoriale nitido ed emozionante, parte come un mix di fiori viola (in cui spicca la lavanda) poi frutti rossi e di bosco (croccanti) circondati da Pepe Nero e speziature che rimandano al passaggio in legno (Tonneau). Facendolo ossigenare ancora un po’ rafforza ulteriormente il suo carattere tenace e caparbio, esprimendo intriganti note ferrose e chinate. In bocca domina con piglio e struttura degni di un Lessona, tanta fruttuosità fresca e croccante sorretta da una fitta e larga trama tannica, per poi esaltarsi in un finale sapido/ferroso di interminabile lunghezza. Nasce in vigne vecchie nel Monferrato, dalla caparbietà di un produttore che ha sempre creduto nella stoffa di questo autoctono, molto spesso sottovalutato, facendogli esprimere verve e struttura di rara eleganza, rendendolo capace di reggere il confronto con il blasone e le doti naturali del principe Nebbiolo. Da far bere ai timidi ed agli sfiduciati per infondergli coraggio e speranza, perchè col suo carattere tenace racconta la storia di chi, attraverso le difficoltà, ha provato ad emergere e dopo un lungo percorso fatto di sacrificio e forza di volontà è riuscito ad imporre il suo carattere unico ed inaspettato!
TheMarchian.