
Come tante storie, che raccontano la magia delle Langhe, anche questa prende come punto di partenza la famiglia. Il nucleo famigliare, come spesso accade, è stato fondamentale per concepire e sviluppare un’idea enologica di qualità tramandata nel tempo, attraverso l’amore per lo splendido territorio piemontese e la virtù del lavoro contadino atto a preservare il fragile ecosistema ambientale. Negli anni, la famiglia Fenocchio (giunta alla 5ª generazione), con tenacia e buon cuore è riuscita prima a consolidarsi come una identitaria realtà langarola e poi come una assoluta eccellenza nel panorama enologico italiano. Quest’oggi sto partecipando ad una degustazione verticale della loro “Riserva Bussia”, e una volta arrivato all’ultimo vino vengo rapito dall’annata 2000 che mi affascina per la sua eleganza e per la sua grande caparbietà, mostrandosi ancora sveglia e scattante nonostante i suoi 14 anni di bottiglia. Macerazioni lunghe (fino a 40 giorni) e maturazioni in botti grandi (da 35/50 hl) fanno di questo Barolo un fedele cantore di tradizione e territorialità, che esprimono perfettamente una delle migliori sottozone di Monforte d’Alba: il cru Bussia. Da queste vigne poste sul versante che guarda la città di Barolo, nasce un vino dai tratti affascinanti, capace di ammaliare la mia curiosità. Tipico e caratteristico del Re Nebbiolo il colore si mostra granato con luminosi riflessi aranciati, preannunciando con eleganza la sua grande tenuta all’incontrastabile incognita del lento scorrere del tempo. Sarò sincero rimanere indifferenti di fronte a queste premesse è veramente complicato, infatti dal mio viso cominciano a trapelare segni di soddisfazione molto evidenti… lo avvicino al naso e vengo letteralmente sopraffatto dalla pulizia e dalla complessità dei profumi che collaborano a mantenere intatta l’integrità strutturale di questo splendido Barolo. Apre con gelè di frutta rossa e rinfrescanti note di lavanda, legate tra loro da una perfetta balsamicità che mi ricorda la canfora. Poi si amplia scoprendo note di pepe nero appena macinato, carne e cenere che preannunciano le note terragne di humus e tartufo bianco, insomma un susseguirsi di piccole emozioni che vanno a interagire con i miei sensi aprendo la scatola dei ricordi. Passo all’assaggio e qua si mostra in tutto il suo splendore, allargandosi grazie alla percezione fruttata, ancora croccante e succosa. Ha una grande anima e la fa sentire attraverso la percezione tattile di un tannino indomato che, vigoroso, accompagna il sorso fino alla deglutizione. Un finale salato, che ricorda il sapore dell’acciuga sott’olio, apporta salivazione e scattante persistenza gustativa. Sontuoso, vivo, armonioso, preciso e dinamico, questo Bussia Riserva 2000 di Fenocchio rivela tutto il potenziale del Nebbiolo che cresce a Monforte e alimenta, se mai ce ne fosse bisogno, l’energia e la storicità che compongono i tratti mitologici e longevi del Barolo.
TheMarchian