Dalla Passione all’Eccellenza – Viti Dimentiche IGT 2016 – Monteraponi

Si narra che la fortuna aiuti gli audaci, e io stasera mi sento molto audace…lo penso mentre sto frantumando con precisione chirurgica la cera lacca, che divide il mio tirabuchon in carbonio dal tappo che preserva la vita del V.D. di Monteraponi. Si è vero, la dea bendata mi aveva già aiutato qualche mese fa, quando con stupore riuscii a prenotarne due bottiglie, che ho conservato e coccolato con estrema morbosità. Mi ero ripromesso di aspettarle e con curiosità giudicarne l’evoluzione negli anni futuri…ahimè non ci sono riuscito, e in questa calda serata di luglio sto cedendo alla mia viziosità. Finalmente stappo la borgognotta, e sono ancora una volta fortunato…tappo perfetto e vino in forma e slanciato verso i nostri trepidanti palati. Dorato luminoso, che parla di macerazione, batonnage e affinamento in barrique Borgognone con doghe piegate a vapore, esempio della voglia e della passione che hanno spinto Michele Braganti a puntare sul quasi abbandonato Trebbiano Toscano. Inizialmente austero, ci mette qualche minuto prima di esprimersi con larghezza e complessità, la perfetta maturità fruttata (susina gialla e pesca noce) si fonde elegantemente a camomilla, foglie di thè, fiori d’acacia, pepe bianco, mandorla amara e stuzzicanti pungenze verdognole (da ricondurre a una parte delle uve che non vengono diraspate). Qualche dolce suggestione di Barrique completa un mosaico olfattivo tra i più eleganti e raffinati mai sentiti, composto da tante piccole tessere incastonate genialmente tra di loro. Lo assaggio e mi spunta il sorrisetto ebete, di quando mi emoziono e vorrei tenermi la bottiglia tutta per me, senza condividerla con nessuno, fortunatamente vince il buonsenso e la consapevolezza che vini di questo calibro nascono e vivono per darci la possibilità di condividere sensazioni e urli di gioia. In bocca, divampa con avvolgente rotondità fruttata e poi, come se fosse un imbuto, viene snellito dalla scattante acidità malica, che sa di lime. Ha tutto, struttura, rotondità, profondità, dinamicità e anche sapidità. Siamo in quattro e sinceramente una sola bottiglia ci sta veramente stretta, penso che mi piacerebbe berne una a settimana, ma ne vengono prodotte solamente 1.200 e le prenotazioni sono sempre sold-out, quindi mi devo accontentare di questa perla serale e la devo incastonare con estrema attenzione nel mio cassetto dei vini del cuore. Eccellente, audace e appassionato, il Viti Dimentiche rispecchia fedelmente il suo creatore, che con tenacia ha saputo credere nell’autoctono Trebbiano (che stava sparendo dalle vigne chiantigiane) sviluppandolo con una concezione nobile e innovativa. Un vino che trasmette (come un libro aperto) tutta la voglia che ha stimolato Michele a pensare e poi a creare un vino che quando passa lascia un segno indelebile nel cuore e nel palato!


TheMarchian

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