
20 anni fa ci preparavamo all’arrivo del nuovo Millennio e facevamo poco caso alla fine di un secolo che aveva creato la civiltà moderna. Tutti aspettavano la vendemmia del 2000 e in pochi davano credito alla ’99, così nonostante il grande impegno dei vignaioli ebbe meno visibilità e possibilità di esprimere le sue notevoli qualità. Oggi, a distanza di tempo glorifico il suo essere rimasta quasi dimenticata, perchè ci sta dando modo di assaggiare vini di grande calibro, ottimamente evoluti e che hanno saputo amplificare lo spettro olfattivo e la ricchezza aromatica. Oggi Filippo Contini Bonacossi, sommo cicerone di Tenuta di Capezzana (la più antica e nobile realtà dell’areale vitivinicolo di Carmignano) decide di onorare il pranzo in azienda aprendoci in Ghiaie della Furba IGT 1999; un taglio bordolese nato nel 1979 dal sogno enologico di suo padre, il Conte Ugo Contini Bonacossi. La prima versione vedeva compartecipare alla pari Cabernet Sauvignon (33%), Merlot (33%) e Cabernet Franc (33%), mentre l’odierna (nata nel 1998) prevede l’eliminazione del Cabernet Franc a favore dell’introduzione del Syrah. Perciò questo splendido vino fatto da vitigni internazionali nasce per assecondare la natura del territorio di Carmignano e lo stile di Capezzana. Un territorio mediamente caldo con estreme differenze tra i terreni delle varie vigne, che concorrono nel creare vini forti e complessi, che chiedono anni prima di uscire allo scoperto per mostrare il loro splendido carattere sfaccettato ed estremamente corroborante. Si presenta con un gran bel colore, che lascia ai bordi un lieve accenno al granato, il centro è bello ancora luminoso e vivace. Appena metto il naso nel calice rimango rapito dalla sua anima intensa, sfaccettata ed estremamente raffinata. I profumi si rincorrono velocemente esprimendo note speziate di chiodi di garofano, cardamomo e incenso, poi le note fruttate che ricordano l’amarena sciroppata e la prugna secca. Con dinamismo si intersecano spunti balsamici di fiori di rosmarino e resina di pino, poi sottobosco, terra bagnata, tartufo e creme de cassis, l’ultimo sprazzo di nobiltà arriva dal ricordo del legno di cedro che eleva il mosaico olfattivo all’ampiezza che cercavo. Lo assaggio e sento la sua spina dorsale, netta, scorrevole e determinata. Entra con intensità fruttata e di spezie scure, prosegue con una setosità calibrata e piacevolmente fresca, conclude con un esplosione aromatica degna della fama che lo precede. Necessita un particolare apprezzamento lo svolgimento tattile creato dalla precisa maturità tannica, che in questo momento crea le condizioni ideali per il perfetto godimento di questo vino strepitoso. Grazie, grazie a Filippo; generoso custode della storia enologica di Capezzana, che dopo secoli riesce a convogliare nei vini la stessa eccellenza che nel 1.500 fece del Carmignano il vino più costoso di Toscana.
TheMarchian.